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sabato 23 giugno 2018

Canzone triste (Lou Reed, Sad Song)

Guardando il mio album di foto
lei sembra Maria, la regina di Scozia
per me era una regina
questo dimostra come ci si possa sbagliare

Devo smetterla di perdere tempo
un altro le avrebbe spezzato le braccia

(canzone triste, canzone triste
canzone triste, canzone triste)

Il mio castello, i bambini e la casa
pensavo che lei fosse Maria, la regina di Scozia
ci ho provato così tanto
ecco come ci si può sbagliare

Devo smetterla di perdere il mio tempo
un altro le avrebbe spezzato le braccia

(canzone triste, canzone triste ...)

***

Staring at my picture book
she looks like Mary, Queen of Scots
She seemed very regal to me
just goes to show how wrong you can be

I’m gonna stop wastin’ my time
Somebody else would have broken both of her arms
Sad song, sad song
Sad song, sad song

My castle, kids and home
I thought she was Mary, Queen of Scots
I tried so very hard
shows just how wrong you can be

I’m gonna stop wasting my time
Somebody else would have broken both of her arms
Sad song, sad song

Lady Day (Lou Reed, Berlin)

Quando camminava per la strada
era una bambina, e si guardava i piedi
ma quando passava davanti al bar
e sentiva la musica
doveva entrare e cantare
doveva proprio succedere
lei doveva entrare e cantare
doveva proprio andare così
E io dicevo no no no!
oh, Lady Day
e io dicevo no no no!
oh, Lady Day

Dopo gli applausi
quando la gente se ne andava
lei scendeva giù dal bar
e usciva dalla porta
andava all’albergo che lei chiamava casa
aveva muri verdastri
il bagno nel corridoio
E io dicevo no no no!
oh, Lady Day


***


When she walked on down the street
She was like a child staring at her feet
But when she passed the bar
and she heard the music play
She had to go in and sing
it had to be that way
She had to go in and sing
it had to be that wayAnd I said no, no, no
oh, Lady Day
And I said no, no, no
oh, Lady Day

After the applause had died down
And the people drifted away
She climbed down off the bar
and went out the door
To the hotel that she called home
It had greenish walls
a bathroom in the hall


And I said no, no, no
oh, Lady Day

Fin de partie (Roman Nouveau, 37)

Mi disse, dunque, mio padre: CHE VITA DEL CAVOLO.

Dopo quelle poche parole, preso dal delirio dell’infezione letale, non mi guardava più e aveva tirato fuori prendendolo da qualche parte il suo orologio da polso, tentando di regolarlo. 
Al dito indice della mano destra esibiva un sensore medico che sembrava un ditale gommoso (in un remotissimo passato avevo visto un oggetto simile: mio padre si dilettava con i modelli volanti di aeroplano e per avviare l'elica occorreva una robusta guaina digitale gommosa). Ogni movimento doveva essergli difficile, remoto, pesante, espropriato com'era delle sue membra, mai percosse da nemici. 
Le sue dita facevano pena.
Volevo aiutarlo a ricaricare l’orologio per compiere quella cerimonia senza speranza, senza bellezza, senza riparo né senso, ma mio padre disse affannato che voleva farlo lui, con aria offesa: doveva farlo lui, voleva evidentemente poterlo ancora fare. 
Era inaspettatamente tardi, e quel gesto non gli fu possibile. 
Quel gesto di libertà sarebbe stato di gran lunga il migliore che gli si potesse concedere. Nessuno pensava di poter pretendere di più. 
Io volevo, e quanto!, che papà fosse sano a tal punto da poter mettere in sesto la sua piccola macchina del tempo, uno dei suoi tanti orologi. Ma dovetti ingoiare l'umiliante sofferenza di vederlo desistere persino da così poco.
Papà non volle che lo aiutassi: poiché, diceva, aveva spostato inavvertitamente le lancette, con le dita che vedevo grosse di malattia, non riusciva a dimostrarmi (tuttavia continuando a sprecare in imperdonabili quisquilie il tempo istantaneo che ci era concesso) che poiché l’ora non corrispondeva a quella segnata sull’agenda elettronica (nessuna agenda elettronica era lì visibile) ciò doveva necessariamente significare che lui si era addormentato senza cognizione delle ore passate.
A quel punto la sua coscienza fu totalmente offuscata ed ebbe inizio il suo delirio. Non avrei mai più scambiato una sillaba sensata con lui oltre a queste: “buona notte, ci vediamo domani”. 
Papà rispose di sì, e fu il nostro addio.