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domenica 13 marzo 2011

Contro il nucleare



Fabrizio Illuminati è un fisico e intellettuale di vaglia.
Questo il suo illuminato parere contro l'energia nucleare, che ringrazio di avere postato in una discussione su Facebook.
(Per chi fosse interessato, qui Fabrizio si è espresso anche sulla decrescita).
 
Cercando di andare oltre la polemica che si carica inevitabilmente di connotati emotivi man mano che arrivano le notizie del disastro giapponese, vorrei provare a riassumere i principali argomenti che secondo me sconsigliano di investire nel nucleare per il nostro futuro energetico.

Innanzitutto un confronto significativo è il dato della nuova potenza elettrica installata nel mondo nel 2010. Fotovoltaico: 16 GW. Nucleare: 0 GW. Per quanto riguarda il fotovoltaico, si tratta di una cifra quasi doppia rispetto a quella installata nel mondo nel 2009 (9 GW). Si tratta chiaramente di una crescita esponenziale. Siamo ancora a circa l'1% della potenza elettrica installata nel mondo, ma è chiaro che la rivoluzione solare è cominciata. Che gli USA non siano alla testa di questa rivoluzione, dispiace, ovviamente (ci sono motivi, non belli, su cui volendo possiamo tornare). Che lo siano paesi come la Germania, la Cina, il Brasile, ed altri, è invece molto rilevante.

Le bufale sui problemi di localizzazione degli impianti fotovoltaici e sulla loro estensione, che si sentono ripetere periodicamente, le commenterei in altra sede. E' certamente vero che c'è un problema nazionale, legato a fenomeni di arretratezza culturale, corruzione, e assi crimine-amministrazione, ma, appunto, questo è un problema tipicamente italico, risolvibile (se si vuole), e che avrebbe conseguenze incomparabilmente più catastrofiche nel caso della localizzazione, costruzione, ed esercizio degli ipotetici impianti nucleari.

Venendo al nucleare, prima ancora di discutere dei problemi relativi ai rischi e al problema del trattamento delle scorie, che pure sono fondamentali, cerchiamo di ragionare proprio in termini puramente energetici. Il nucleare conviene? E' energeticamente ed economicamente la scelta giusta per il futuro? Ci sono argomenti molto forti per rispondere "no", e che spiegano perché nel mondo, sostanzialmente, non si costruiscano più centrali nucleari da molto tempo, a parte quelle di sostituzione, e perfino quelle programmate da Obama sono di sostituzione di quelle che saranno obsolete tra 10-15 anni. Provo a sviluppare il ragionamento per punti.

1) Giustamente si dice che il petrolio, il carbone, e il gas naturale, che sono combustibili fossili, sono destinati ad esaurirsi in tempi più o meno prossimi, al folle tasso di consumo attuale. Sicuramente il petrolio è quello che sta messo peggio, nel senso che secondo le stime geologiche più accreditate, siamo vicini al picco storico della produzione (qualcuno sostiene che sia già avvenuto o stia già avvenendo, altri propendono per una data compresa tra il 2015 e il 2030). Dopodiché la diminuzione della produzione procederà inesorabile, all'inizio lentamente, poi sempre più veloce. Risorse aggiuntive potranno venire dallo sfruttamento delle scisti e delle sabbie bituminose (specialmente canadesi e venezuelane), dei pozzi marini profondi (non particolarmente abbondanti e di difficilissimo accesso), delle risorse polari (non straordinarie e di ancora più difficile accesso). Anche non volendo tenere conto dei giganteschi danni ambientali che lo sfruttamento di tali risorse aggiuntive provocherebbe (ma è insensato non farlo), in ogni caso si tratterebbe di recuperi costosissimi e che ritarderebbero l'inevitabile magari di 20-30 anni. E' vero, c'è ancora relativamente parecchio carbone, e sembra ci sia ancora parecchio gas (questo è già meno chiaro). Però bruciare carbone produce CO_2 a livelli che il petrolio in confronto impallidisce, più altre schifezze notevolissime, come la micidiale anidride solforosa SO_2. E anche lì, comunque, si recuperano altri 50-100 anni, se va bene.

2) E' quindi vero e sacrosanto che bisogna ridurre la dipendenza dai combustibili fossili perché A) sono appunto risorse non rinnovabili, e B) perché contribuiscono in maniera determinante ed essenziale al riscaldamento globale.

3) I sostenitori del nucleare da fissione (quello da fusione è di là da venire e probabilmente sarà così per sempre) sostengono che il ritorno al nucleare risolve entrambi i problemi A) e B) di cui al punto 2) qui sopra. Inoltre, sostengono C) che tra tutte le fonti alternative possibili (solare, eolico, geotermico, idroelettrico, e tutte le loro varie possibili combinazione e integrazioni, inclusi sistemi di immagazzinamento dell'energia con accumulatori, condensatori, vasche ad idrogeno, ad aria compressa, bacini idro, ecc ecc), il nucleare è quello che assicura il più basso costo per kWh di energia prodotta.

4) Purtroppo, il punto 3) è falso, in misura preoccupantemente larga e certa. Infatti, attualmente la produzione e il consumo del combustibile nucleare sono interamente basati sul ciclo dell'uranio, che è elemento fossile e non rinnovabile... esattamente come il petrolio e il carbone. In particolare, l'unico isotopo esistente in natura in quantità apprezzabili che possa essere sottoposto a fissione nucleare innescata da neutroni termici, e perciò adatto ad essere utilizzato nelle centrali è l'Uranio 235. Per far funzionare una centrale nucleare bisogna perciò "arricchire" l'Uranio presente in natura (per mezzo della tecnica della separazione isotopica) per aumentare la percentuale di Uranio 235. Un processo lungo, costoso, complesso (come ben sanno gli Iraniani). Per far funzionare una centrale bisogna arricchire la miscela naturale (in cui il 235 è presente solo per lo 0,7%) fino ad arrivare a una concentrazione del 235 pari a circa il 20%. Per costruire una bomba, bisogna arrivare al 90% circa, e la difficoltà aumenta esponenzialmente all'aumentare della concentrazione (per questo, per fortuna, non è affatto semplice costruire una bomba).

5) Quanto Uranio c'è ancora nel mondo? E quando si esaurirà, al tasso di consumo attuale? E' difficile rispondere con precisione a queste domande, sappiamo però (cito da fonte IEA e Wikipedia) che "Per soddisfare la crescente domanda molti paesi consumatori e produttori hanno iniziato ad intaccare le cosiddette fonti secondarie di Uranio, ossia le scorte accumulate in deposito nei decenni precedenti (incluse le testate nucleari). Come risultato il prezzo dell'uranio sul mercato mondiale ha subìto una forte impennata, passando dai 7 $/libbra del 2001 al picco di 135 $/libbra del 2007. Nel 2001 il prezzo dell'Uranio incideva per il 5-7% sul totale dei costi riguardanti la produzione di energia nucleare. Secondo dati della WNA, a gennaio 2010, il costo attuale di 115 $/kg incide per circa il 40% sul costo del combustibile, che a sua volta incide per circa 0.71 c$ sul costo di generazione di ogni kWh.".

6) Quindi, nel giro di un decennio, il costo del combustibile passa da essere il 5% sul totale dei costi ad essere il 40%. Inoltre, è di pochi mesi fa (luglio 2010) l'annuncio ufficiale, riportato dai veri mezzi di comunicazione, che il costo del kWh solare ha incrociato ed è sceso per la prima volta sotto a quello del kWh nucleare (a circa 15 c$), dopo 10 anni di costante abbassamento del primo e di costante rialzo del secondo. Mi sembrano dati che parlano da soli. In generale, possiamo essere ragionevolmente sicuri che la produzione di Uranio 235 potrà piccare entro poche decine di anni, per poi avviarsi verso un declino sempre più rapido.

7) La produzione di CO_2 legata al kWh nucleare è modesta, ma non trascurabile. Una centrale in esercizio essenzialmente non produce CO_2. Tuttavia le cose cambiano se si tiene conto dei processi di estrazione dell'Uranio, di costruzione, di manuntenzione, e di dismissione di una centrale, processi che sono paurosamente energy-intensive e capital-consuming. Inoltre sono processi di fatto continui, che accompagnano il funzionamento di una centrale a fissione durante l'arco di tutta la sua esistenza (Le barre di combustibile vanno periodicamente ricaricate, ad esempio). Anche qui è difficile fare conti precisissimi, ma si può affermare che si tratta di quantità rilevanti, inferiori naturalmente a quelle prodotte da petrolio, carbone, e gas, ma non trascurabili, e certamente molto molto superiori alle quantità di CO_2 rilasciate, ad esempio, nella produzione di moduli fotovoltaici o pale eoliche.

Ho tralasciato completamente gli enormi problemi riguardanti i rischi di esercizio, i grandi incidenti, lo smantellamento, la dismissione, e l'immagazzinamento delle scorie. Faccio solo presente, a proposito delle "grandi aree" che il fotovoltaico sottrarrebbe irreversibilmente alla bellezza del mondo, che un'intera regione dell'Ucraina, quella intorno a Prypiat e Chernobyl, è completamente inabitabile da uomini e animali dal 1986, e che mezzo milione di persone è stato dislocato per sempre. Forse sarebbe meglio ogni tanto preoccuparsi delle travi, prima di inveire contro le canne...