Quando andai a Parigi a studiare, per me Derrida non era più il numero uno, tuttavia rimaneva il primo grande filosofo vivente al quale mi ero appassionato in maniera proselitistica.
A Parigi in agosto per iscrivermi al DEA, il primo giorno che mi aggiravo per la città cercando ancora di incontrare Badiou per avere la sua firma sulle scartoffie, camminavo a un certo punto in boulevard Saint Michel, quasi davanti alla Sorbona. Improvvisamente qualcuno starnutì alla mia destra: era Jacques Derrida in persona, che si soffiava il naso in un fazzoletto!
Gli amici filosofi non mi credettero ma sono certo che lo starnutatore di boulevard Saint Michel fosse Derrida.
Il destino mi dava il benvenuto a Parigi in quel modo!
E’ tutta,
In ogni umano stato, ozio la vita,
Se quell’oprar, quel procurar che a degno
Obbietto non intende, o che all’intento
Giunger mai non potria, ben si conviene
Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)
lunedì 24 maggio 2010
Ripetizione farsesca del fallimento dottorale
Devo ammetterlo, dopo avere fallito il mio primo dottorato (in filosofia, a Paris 8, 2000-2007) inizio a pensare che fallirò anche questo secondo (in scienze cognitive, a Torino, 2009-2012).
Potrò vantarmi di avere fallito per due volte la stessa cosa, e poiché ora ho molte meno aspettative, si invererà ancora una volta il detto marxiano secondo cui la storia si ripete, la prima volta come tragedia la seconda volta come farsa.
Potrò vantarmi di avere fallito per due volte la stessa cosa, e poiché ora ho molte meno aspettative, si invererà ancora una volta il detto marxiano secondo cui la storia si ripete, la prima volta come tragedia la seconda volta come farsa.
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