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venerdì 21 gennaio 2011

Su La vita oscena di Aldo Nove: discussione FB con una Critica Trasformatrice


Edoardo Acotto Aldo Nove è il mio italiano preferito da vent'anni, anch'io forse sono sempre uguale a me stesso
Ieri alle ore 15.11 ·

Edoardo Acotto e per me La vita oscena è il suo capolavoro, però io non sono un critico.
Ieri alle ore 15.11 ·

Critica Trasformatrice sì difatti il critico ha l'obbligo di motivare, sempre.
Ieri alle ore 15.12 ·

Edoardo Acotto Ah, ma quello so farlo anch'io: La vita oscena è il suo capolavoro perché non aveva mai scritto con tale immediatezza de la-vita-la-morte.
Ieri alle ore 15.18 ·

e chi l'ha detto che scrivere con immediatezza sia un pregio? per Bachtin, ad esempio, la qualità inderogabile di un narratore è l'extralocalità: tanto più sei vicino alle cose, tanto meno la tua visione è ''eccedente'' e dunque pregna di significato ''per noi''. qualunque giudizio critico è legittimo, Acotto, ma il critico, ha, oltre a quello di motivare, anche l'obbligo della coerenza: non puoi sostenere mi piace Aldo Nove da vent'anni, perché quell'Aldo Nove che ti piaceva vent'anni fa, immediato non era affatto: tutt'altro. ed era il suo pregio, e la sua forza, lo straniamento. dunque, ti piaceva allora, o adesso?
Ieri alle ore 15.28 ·

è proprio questo il punto: mi piace adesso proprio perché mi piaceva allora (non so l'effetto che mi farebbe un libro simile alla Vita scritto da un altro).
Prima mi piaceva come resisteva al pensiero della vita-la-morte, col suo violento surrealismo comico degno di Beckett; ma poiché si è sempre percepito che dietro quel soggetto scrivente c'era un soggetto che mediava la cosa stessa, la-vita-morte appunto, oggi ci si manifesta finalmente quel soggetto che era rimasto latente per tanti anni, procedendo mascherato, e trapelando solo qua e là.
Essendo io abbastanza hegeliano, non credo che la verità stesse nell'Aldo9 prima maniera OPPURE in quello de La vita, ma in entrambi.
La vita oscena compie l'Aufhebung di Woobinda, e la dialettica è già ripartita verso il momento successivo.
Ieri alle ore 15.37 ·

Critica Trasformatrice Non scomodiamo Hegel, e per citare il s. Agostino che sembra essere l'unico riferimento delle famigerate interviste del Nostro, non rammarichiamoci tanto di averlo perso, ma godiamoci quel che abbiamo avuto. Woobinda forever. comunque non era un sondaggio su Aldo Nove, del suo libro si parla già troppo dappertutto. e senza una voce di dissenso: quelle le mette a tacere a priori il ricatto sentimentale. che non è un libro che possa accontentare tutti, via.
Ieri alle ore 15.56 ·  · 1 persona

Critica Trasformatrice secondo me un buon metro, poi, è sempre andare a vedere chi ne ha scritto, oltre che come: ida bozzi, elena stancanelli, lorenzo cherubini, daria bignardi. un critico che sia uno, si è pronunciato, su questo libro? (a parte Giglioli, nel modo di cui dicevamo). fine della parentesi Oscena, ve ne prego.
Ieri alle ore 16.12 ·  · 1 persona

Edoardo Acotto ok, mi eclisso, ma sappi che ne scriverò anch'io, intervistandolo, e neanch'io sono un critico. Dopodiché, sai come la penso sui critici...
Ieri alle ore 16.22 ·

Edoardo Acotto Ah, ecco, ne sta scrivendo il bravissimo Francucci: lui è un critico.
Ieri alle ore 16.23 ·

Critica Trasformatrice una rondine non fa primavera, diceva mia nonna (dove ne scrive il bravissimo Francucci? ma non pensavi male dei critici? ah, già, una rondine non fa primavera, già già).
Ieri alle ore 16.24 ·

‎(non penso male dei critici come individui, ma critico il ruolo della categoria, in questo determinato contesto politico-culturale.
Oppure: per Francucci faccio un'eccezione...)

[su una rivista letteraria, non ricordo quale, gli chiedo]

...<tua nonna si chiamava Aristotele?>Mostra tutto
Ieri alle ore 16.27 ·

anche Laborintus, che per me è il libro più importante del secolo passato, ebbe le sue brave stroncature. Non c'è nessun grande libro che accontenti tutti. Questo, intendevo. Quando ciò accade, è perché chi dissente non ha il coraggio di es...porsi (in questo caso per via del ricatto emotivo), oppure semplicemente si rimane interdetti, come sento dire moltissime volte, in questi giorni: ma perché ha scritto un libro così? Poi Aldo Nove è Aldo Nove, e pure un libro di Aldo Nove ''così'' non può essere un libro-ciofeca. Ma gridare al capolavoro è ingiusto per i veri capolavori (mi)sconosciuti (Le strade che portano al Fucino, a dirne uno) e anche per Aldo Nove stesso. Lo stiamo prendendo per il naso, come fa la Bignardi (''ma come, ti è andata a fuoco la casa, a Viggiù? e i famosi pompieri dov'erano?''). Ecco, sentir dire che l'Osceno è un capolavoro, a me fa l'effetto-Bignardi.
Ieri alle ore 16.30

Critica Trasformatrice ‎[il verri, I suppose]. mia nonna aveva la quinta elementare, e quand'ero piccola ha provato a insegnarmi le tabelline e il ciambellone, fallendo in entrambi i casi. (magari nella prossima intervista lo dico, così vendo una/ due copie).
Ieri alle ore 16.33


Secondo me un problema di voi critici e che non distinguete tra letteratura per letterati e letteratura per un pubblico di non specialisti, come se i filosofi pretendessero che tutti si studiassero i Principia Mathematica, Goedel e Kripke.
Questo libro non è un libro per specialisti, ma per un ipotetico pubblico universale.
Aldo Nove è un grande autore, un bravissimo poeta, e ora ha scritto un libro che fonde assieme Reale Immaginario e Simbolico (posso scomodare Lacan).
Libri così sono comprensibili da pubblici eterogenei, perciò io penso che questo libro diventerà forse un "classico" (se ci saranno ancora i classici).
Non è certo un libro perfetto, ma rappresenta una dimensione difficilmente rappresentabile: non c'entra la sua vita privata, ma l'esperienza della morte che penetra la vita fino ad appiccicarlesi e confondersi con essa, mi ha fatto pensare alla forza di Aracoeli, naturalmente in piccolo).

E la Bignardi per quel che mi riguarda non esiste.
Ieri alle ore 16.49