Quando invii un articolo a un convegno, finché non l'hai inviato sei libero di scrivere come meglio credi.
In quella situazione non provo ansia o tensione spiacevole perché mi piace solcare lo spazio delle possibilità, anche se la posta in gioco è essere accettati o rifiutati al convegno.
In quella situazione non provo ansia o tensione spiacevole perché mi piace solcare lo spazio delle possibilità, anche se la posta in gioco è essere accettati o rifiutati al convegno.
Quando invece il mio testo è già stato accettato e devo solo fare alcune revisioni per migliorarlo, ecco che mi prende l'ansia: non rischio più nulla, e la posta in gioco è già stata vinta, così fare il miglior lavoro possibile è una questione di deontologia, e di amor proprio.
A quel punto però subisco una strana paralisi: temporeggio, rallento la mia rilettura, mi distraggo, faccio altre cose, guardo i call for papers di convegni futuri, e man mano che il tempo passa mi cresce l'ansia.
Il mio modulo mentale della pianificazione dev'essere malamente programmato, e forse ho un cattivo rapporto emotivo con le situazioni reali a cui più tengo.