E’ tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell’oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all’intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)

lunedì 7 marzo 2011

Il valore di scambio della creatività (Vogue23)


[pubblicato su Vogue.it]

La moda ha uno statuto ambiguo, forse vicino all’arte ma vincolato alla più sfrenata produzione capitalistica di valore economico. Diversamente dal mondo dell’arte contemporanea, dove anche ai massimi livelli sopravvive seppure a fatica qualche forma di resistenza e difesa della persona dell’artista, nel sistema moda il confronto con il vertiginoso ritmo del profitto è molto più serrato, seriale e massmediatico.
Sarebbe assurdo negare che l’artista contemporaneo abbia a che fare con il denaro e le merci, e nella società occidentale l’arte è sempre stata remunerata (nonostante di tanto in tanto qualcuno lamenti la perdita di un’originaria e mitologica assenza di fini commerciali).
Ma il rapporto della moda contemporanea con il denaro e il guadagno è molto più intenso e uno stilista non ha forse molto tempo per riflettere sul proprio percorso e sulla propria attività.
Riesce difficile immaginare un affermato artista contemporaneo, un Maurizio Cattelan o un Damien Hirst, alle prese con le tensioni produttivistiche che sollecitano i creativi delle grandi case di moda. Queste tensioni potrebbero forse avere qualche peso nelle forme depressive che non di rado colpiscono stilisti molto in vista e acclamati da tutti (basti pensare al suicidio di McQueen e alla recente ospedalizzazione di Christophe Decarnin, direttore creativo di Balmain, per depressione).
Si potrebbe avanzare l’ipotesi che il sistema della moda “sprema” dal creativo tutto il possibile, senza curarsi del valore intrinseco della sua creatività. È la vecchia distinzione di Marx: c’è un valore di scambio, ed è quello che manda avanti il sistema del capitale, e c’è anche un valore d’uso, che è il valore autentico che le cose hanno per le persone: questo valore non è misurabile e nessuna retorica della “qualità” può proteggerlo dalla mania occidentale di mercificare e monetizzare ogni cosa.
Del valore intrinseco delle cose stiamo perdendo il senso, se non l’abbiamo già perso del tutto. La moda partecipa a pieno titolo di questo meccanismo perverso, e non può stupire nessuno che anche coloro che più dovrebbero trarre beneficio dal gioco possano invece scoprirsene improvvisamente stritolati. La società dello spettacolo non perdona nemmeno chi dello spettacolo è regista anziché spettatore.

Enzensberger/Henze sul teorema d'incompletezza di Gödel

Hans Werner Henze: Violin Concerto #2 (1971) - II Teorema


H.M. Enzensberger: Omaggio a Gödel

Teorema di Münchhausen, cavallo, palude e codino,
è una delizia, ma non dimenticare:
Münchhausen era un bugiardo.

Il teorema di Gödel a prima vista appare
poco appariscente, ma rifletti:
G
ödel ha ragione.

«In ogni sistema sufficientemente complesso
si possono formulare frasi
che all'interno del sistema
non sono né dimostrabili né confutabili,
a meno che il sistema
non sia di per sé inconsistente».

Puoi descrivere la tua lingua
nella tua propria lingua:
ma non del tutto.
Puoi analizzare il tuo cervello
col tuo stesso cervello:
ma non del tutto.
Ecc.

Per giustificarsi
ogni sistema pensabile
deve trascendersi,
ossia distruggersi.

«Sufficientemente complesso» o no:
la libertà di contraddire
è un fenomeno di carenza
o una contraddizione.

(Certezza = inconsistenza).

Ogni pensabile uomo a cavallo,
quindi anche Münchhausen,
quindi anche tu, è un subsistema
di una palude piuttosto ricca di sostanze

E un sottosistema di questo sottosistema
è il proprio codino,
questa specie di leva
per riformisti e bugiardi.

In ogni sistema piuttosto ricco di sostanze
quindi anche in questa palude,
si possono formulare frasi
che all'interno del sistema
non sono né dimostrabili né confutabili.

Prendile in mano, queste frasi,
e tira!


Hommage an Gödel
Münchhausens Theorem, Pferd, Sumpf und Schopf,
ist bezaubernd, aber vergiss nicht:
Münchhausen war ein Lügner.
Gödels Theorem wirkt auf den ersten Blick
Etwas unscheinbar, doch bedenk:
Gödel hat recht.
"In jedem genügend reichhaltigen System
lassen sich Sätze formulieren,
die innerhalb des Systems
weder beweis- noch widerlegbar sind,
es sei denn das System
wäre selber inkonsistent."
Du kannst deine eigene Sprache
in deiner eigenen Sprache beschreiben:
aber nicht ganz.
Du kannst dein eigenes Gehirn
mit deinem eigenen Gehirn erforschen:
aber nicht ganz
Usw.
Um sich zu rechtfertigen
muss jedes denkbare System
sich transzendieren,
d.h. zerstören.
"Genügend reichhaltig" oder nicht:
Widerspruchsfreiheit
ist eine Mangelerscheinung
oder ein Widerspruch.
(Gewissheit = Inkonsistenz)
Jeder denkbare Reiter,
also auch Münchhausen,
also auch du bist ein Subsystem
eines genügend reichhaltigen Sumpfes.
Und ein Subsystem dieses Subsystems
Ist der eigene Schopf,
dieses Hebezeug
fuer Reformisten und Lügner.
In jedem genügend reichhaltigen System
also auch in diesem Sumpf hier,
lassen sich Saetze formulieren,
die innerhalb des Systems
weder beweis- noch widerlegbar sind.
Diese Sätze nimm in die Hand
Und zieh!

("Die Elixiere der Wissenschaft", Suhrkamp 2002)