E’ tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell’oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all’intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)

lunedì 2 dicembre 2013

Gaga/Žižek: la strana coppia (Vogue.it)

Pubblicato su Vogue.it il 25 luglio 2011

Si è recentemente diffusa una voce secondo cui Lady Gaga e il filosofo Slavoj Žižek sarebbero diventati "grandi amici", ossia amanti. L'amicizia è confermata da Žižek, che però dichiara falsa qualsiasi illazione su una loro liaison. Non è difficile credere al filosofo sloveno (per altro sposato con la modella argentina Analia Hounie), ma è interessante provare a capire perché la notizia sembri come minimo molto verosimile. Che cosa hanno mai in comune la pop-star più famosa del momento e il pop-filosofo che da anni domina le scene mondiali col suo impeto simpatico e irresistibile? 

Forse più di un punto. Entrambi hanno molto a che fare con il personaggio concettuale del mostro: Lady Gaga ha fatto del brutto e del mostruoso un elemento portante della propria estetica (o etica, se si pensa al fenomeno di totalizzazione che caratterizza il rapporto tra Gaga e i suoi fans, apertamente incoraggiati a non temere diversità di nessun tipo, a partire da quella sessuale). Come lo stesso Žižek dice, la figura e "l'opera" di Lady Gaga sono all'altezza della contemporaneità: i suoi video prendono a prestito – con risultati perfetti nel loro genere – stilemi dell'arte contemporanea e della moda più glamour-shock. E per parte sua, Žižek ha indagato - con gli strumenti della psicoanalisi lacaniana e della filosofia idealistica e marxiana - il lato oscuro, vergognoso e perverso dell'umano, partendo dalla politica e passando per una sorta di psicoanalisi del cinema e della letteratura. 

Žižek, il cui successo planetario è per certi versi paragonabile a quello di Lady Gaga, non è inquadrabile nei ranghi della filosofia tradizionale e nemmeno si riduce all'etichetta “pop” che gli viene appioppata: seppure in maniera opinabile, com'è normale, Žižek parla di temi universali a un pubblico universale, facendosi facilmente comprendere da americani ed europei, cinesi e indiani.Insomma, se i due monstres avessero costituito per davvero una nuova coppia, il gossip per una volta sarebbe sembrato trasformarsi in qualcosa di essenziale a proposito della nostra epoca e i suoi protagonisti. 

Nell'epoca dello spettacolo generalizzato, il connubio Lady Gaga & Slavoj Žižek, sia esso virtuale, amichevole o amoroso, appare come un fenomeno estremamente sensato, per quanto falso.

Chomsky vs Žižek

Pubblicato da Znet:

Noam Chomsky – dicembre 2012

In questo breve brano di un’intervista del dicembre 2012 a Veterans Unplugged, a Chomsky è chiesto un parere sulle idee di Slavoj Žižek, Jacques Lacan e Jacques Derrida. Lo studioso del M.I.T. che altrove ha descritto alcune di tali figure e dei loro seguaci come “sette” non misura le parole:

“Ciò cui ti riferisci [rivolgendosi all’intervistatore – n.d.t.] è quella che si chiama “teoria”. E quando ho detto che non sono interessato alla teoria ciò che intendevo dire è che non sono interessato all’esibizionismo, all’utilizzare termini eleganti, come polisillabi, per fingere di avere una teoria quando non se ne ha affatto una. Dunque, in tutta questa roba non c’è alcuna teoria, non nel senso del termine ‘teoria’ con il quale tutti hanno familiarità nelle scienze o in qualsiasi campo serio. Cercare di trovare in tutto il lavoro che citi dei principi dai quali si possano dedurre conclusioni, proposizioni empiricamente verificabili dove tutto vada oltre il livello di qualcosa che si possa spiegare in cinque minuti a un bambino di dodici anni. Prova a vedere si riesci a trovare questo, una volta decodificati i termini astrusi. Io non ci riesco. Perciò non sono interessato a quel genere di esibizione. Žižek ne è l’esempio estremo. Non vedo nulla in ciò che dice. Jacques Lacan in effetti l’ho conosciuto. A modo suo mi piaceva. Ci incontravamo di tanto in tanto. Ma, con assoluta franchezza, penso fosse un totale ciarlatano. Si atteggiava a favore delle telecamere nel modo tipico di molti intellettuali parigini. Perché queste cose abbiano influenza, non né ho la minima idea. Non vedo nulla che dovrebbe avere influenza.”

Intuizione, 16 (Spotify)

La funzione (di coesione) sociale della musica è stata osservata almeno fin dalla nascita della moderna scienza del comportamento umano (per esempio da Darwin).
Oggi il discorso sulla condivisione virtuale della musica tramite i social media come Spotify si concentra sulla forme-di-merce della musica, e sulla parcellizzazione cognitiva data dall'ascolto di parti musicali anzichè di intere opere.
Eppure con i social media noi condividiamo la musica e intendiamo far funzionare la musica nel modo in cui pare sia progettata per funzionare: cioé per far "allineare" i nostri stati mentali (Bharucha et al. 2012).
E' inutile trattare l'esperienza dell'ascolto privato, l'LP sul proprio giradischi nella propria stanzetta adolescenziale, come se fosse un'esperienza normale: era quella, l'eccezione, perché in tutte le società la musica è sempre stata un'esperienza di condivisione.
Qui, però, ovviamente, si condivide in absentia, virtualmente.
(Si facciano avanti i paladini dell'interiorizzazione dell'Altro.)