- "Interstellar" e' un film di fantascienza estremamente classico ed estremamente solido, retto da tutti i pilastri del genere - finzione della scienza, viaggi spaziali, pianeti alieni, paradossi temporali, distopia, conflitti morali, voli mistici. Vale parecchio piu' dei soldi del biglietto. Molto apprezzati: le onde; il tesseratto (per l'idea); il mondochiuso (che pero' e' troppo piccolo di diametro). E il titolo: 'interstellare', come 'interplanetario', non lo sentivo da decenni." (Tito Magri, filosofo, Università Roma 3)
- A me ha lasciato abbastanza indifferente, come mi accade spesso con i film dei fratelli Nolan. Da una parte sceneggiature ingegnose e lambiccate che sembrano esperimenti mentali da presentare a un convegno di metafisica, e che garantiscono il favore del pubblico intellettuale. Dall’altra, confezione audiovisiva spettacolare e impeccabile, da parco delle meraviglie, che garantisce il favore dei mangiatori di pop corn. In mezzo manca però quella cosa chiamata cinema, cioè l’arte di far vivere dei personaggi sullo schermo. I personaggi di Interstellar sono lì soltanto per illustrare teorie o concetti. Non basta prendere dei bravi attori, occorre anche dirigerli, offrirgli qualche scena interlocutoria che magari non rivela nessun segreto sulla struttura della materia, ma che ci fa sentire che i personaggi hanno una loro individualità. Anne Hathaway ha l’aria di una che si chiede tutto il tempo: ma che ci sto a fare qui? Matthew McConaughey sembra paracadutato da una puntata di True Detective, sfodera tutto il suo repertorio di espressioni tese e caricate, ma sembra al più un attore che recita bene, non un personaggio che prova qualcosa. Matt Damon è sprecato in un ruolo da caratterista. Un po’ meglio Jessica Chastain, e soprattutto Casey Affleck, ma il personaggio del figlio non ha un vero sviluppo, e alla fine il film lo perde per strada. Restando alla fantascienza degli ultimi decenni, mi pare che Contact di Zemeckis, A.I. di Spielberg e Solaris di Soderbergh, oppure più di recente Oblivion, Edge of Tomorrow e persino Benjamin Button, tocchino temi simili con una capacità di individuare i personaggi e coinvolgere gli spettatori molto superiore a quella di Interstellar. (Enrico Terrone, filosofo, Università di Torino).
- Mi è piaciuto. È coerente, e anche dove sembra più improbabile - la scena di lui "dietro" la libreria, per altro forse una citazione o scopiazzatira da un episodio di Dr Who - ci sta, a ben vedere. Soprattutto non cede mai alla tentazione di concedere "cambiamenti del passato" di qualche tipo o sdoppiamenti delle linee temporali. Insomma lui causa delle cose nel passato perché le ha causate e realizza, coerentemente, quello che è stato. (Giuliano Torrengo, filosofo, Università statale di Milano)
- Capolavoro ovviamente, che domande mi fai (Irene Giardina, fisica, CNR)
- Anche per me e' stupendo: la tecnologia finalmente amichevole, la grafica della singolarita' suggestiva, forse la prima rappresentazione di alcuni aspetti psicologici legati ad un realistico e coerente viaggio nel tempo; illuminante e inquietante il negazionismo a scuola nel mondo terrestre distopico; umano e quasi divertente lo sbrocco dello scienziato (Matt Damon?) sulla sua "promettente Islanda". Mi spiace solo che il figlio maschio venga completamente sfanculato, e non se ne sappia piu' nulla. (Massimiliano Sacchi, fisico, CNR)
[continua...]