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giovedì 3 giugno 2010

Il sesso delle cose (Vogue2)


Pubblicato su Vogue.it


Secondo Mario Perniola non possiamo più distinguere il corpo e gli abiti. La pelle è un tessuto e gli abiti sono una seconda pelle, indistinguibile dalla prima. Anche questo è ciò che Benjamin chiamava “sex-appeal dell’inorganico”. Nel caos postmoderno le cose non hanno più senso ma fanno sesso. “La lingua che mi pervade e mi copre, il sesso che mi penetra e mi indossa, la bocca che mi succhia e mi spoglia, tutto è metafora vestimentale. (…) Le pieghe del sesso femminile non sono diverse dagli affossamenti del tessuto del sedile, la pelle che scorre lungo l’asta del sesso maschile è affine alla fodera del bracciolo: le vesti di carne dei nostri corpi, liberate dal tempo e sospese in un incanto senza attesa, sono l’oggetto di un investimento sessuale infinito ed assoluto che potrebbe sembrare più consono a un sarto, a una modista, a un tappezziere impazziti che ad un filosofo”. Secondo Perniola il filosofo deve proclamare che il regno delle cose è “l’impero di una sessualità senza orgasmo”, neutra, sospesa e artificiale (Mario Perniola, Il sex appeal dell’inorganico, Einaudi, 1994).

Passioni tristi sciò

Non sopporto le risse: ora che di nuovo sono partiti insulti e minacce di querela non riuscirò nemmeno a leggere la nota di Paolo Melissi che immagino interessante.

Dopo lo scazzo con Gilda Policastro mi ero scusato con lei, in privato, dopo la morte di Sanguineti cui la sapevo molto legata, non certo per il "delirante gruppo" (GP) da me fondato ("Gilda Policastro's academic hearts club band") in seguito agli scazzi con lei, poi secretato (alcuni amici comuni sembravano impazziti dal dolore): era un'idea satirica carina e per nulla infamante, ma in tutta la vicenda mi pareva di essermi lasciato prendere troppo dalle passioni tristi.
Che mi schifano.
E di tutte le passioni tristi mi schifano soprattutto quelle provocatemi dai dissidi innescati a proposito di letteratura.
Come ha detto giustamente Lello Voce (anche con lui, che minacciava "ceffoni" a chi aveva deriso GP, ci siamo chiariti, perché non c'era motivo per insultarsi per nulla): in fondo è solo letteratura del cazzo, no?