Pubblicato su Vogue.it
In un trattatello incompiuto scritto nel 1830, Honoré de Balzac ha immortalato con sublime cattiveria il gusto e l’ideologia comportamentale e vestimentaria della Restaurazione.
Alcuni degli aforismi che compongono La vita elegante sembrano ancora attualissimi, mentre altri grondano un’ideologia conservatrice ottocentesca che ha almeno il merito di essere chiaramente esplicitata.
Per Balzac, per esempio, la divisione della società in classi è naturale, cristiana e ovvia: “Simili alle macchine a vapore, gli uomini irreggimentati al lavoro si presentano tutti sotto la stessa forma e non hanno nulla di individuale … Per tutti questi infelici la vita si riduce a un po’ di pane nella madia e l’eleganza a una cassa di stracci”.
Nonostante il suo feroce classismo, per Balzac la ricchezza è condizione necessaria ma non sufficiente dell’eleganza: “un uomo diventa ricco; nasce elegante”.
Ecco alcuni pensieri e precetti balzachiani:
• L’abbigliamento è l’espressione della società
• La trascuratezza nel vestire è un suicidio morale
• Il bruto si copre, il ricco e lo sciocco si adornano, l’elegante si veste
• L’abbigliamento è, al tempo stesso, una scienza, un’arte, un’abitudine, un sentimento
• L’eleganza non consiste tanto nel vestito quanto nel modo di portarlo
• Il vestire non deve essere un lusso
• Tutto ciò che mira all’effetto è di cattivo gusto, come tutto ciò che è chiassoso
• Andar più in là della moda vuol dire cadere nella caricatura
Pensieri ragionevoli! Ma ricordiamo che “per essere fashionable, bisogna godere il riposo senz’essere passato per il lavoro; cioè aver vinto una quaterna, o esser figlio di milionario, principe, sinecurista o quattrinaio”.
( “Trattato della vita elegante”, Bompiani, 1982)