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lunedì 27 gennaio 2014

Mia famigerata intervista inedita a Houellebecq, mai integralmente trascritta...


Michel Thomas, alias Michel Houellebecq, è stato per anni considerato uno scrittore scandaloso, politicamente scorretto, addirittura un portavoce del fascismo europeo (come disse un Baricco straordinariamente abbagliato). La carta e il Territorio è il suo ultimo romanzo e per molti versi appare come un commiato dall’intensità della precedente scrittura, spesso quasi insopportabile per temi e passioni tristi. Houellebecq sembra ora avere raggiunto una specie di atarassia artistica, se non esistenziale (anche se vedendolo da vicino emana un gran senso di quiete).
Houellebecq è diventato celebre per gli effetti speciali a base di molto sesso, trattato in maniera quasi pornografica, ma i suoi libri sono intrisi di cultura filosofica: e per essere un intellettuale francese dell'epoca d'oro della postmodernità lo scrittore ha un punto di vista decisamente poco simpatetico verso la produzione filosofica dei suoi connazionali.
D: L'ho sempre considerata come uno dei più filosofici tra i grandi scrittori contemporanei, ma so che lei ha detto cose molto aggressive contro la filosofia occidentale... non ha proprio nessuna stima per la filosofia contemporanea, in particolare quella francese dei Deleuze, Foucault, Derrida ecc.?
R: No. Diciamo che c'è un décalage, o meglio una divergenza che si è prodotta tra la filosofia e la scienza e che invalida il discorso filosofico. O meglio: non lo invalida ma lo posiziona nel campo della letteratura. Deleuze è piuttosto un buon poeta, a tratti, Derrida è un poeta di merda. È vero che ho una certa simpatia per Deleuze, ma piuttosto per una specie di dimensione di sogno che apporta, una dimensione onirica. Ma non posso prenderlo sul serio. Ci sono ancora dei filosofi francesi seri, ma il problema è che mi sento un po' superato sul piano intellettuale. Non solo francesi, d'altronde.
D: Intende i filosofi analitici?
R: Sì i filosofi analitici, ma oltre un certo punto non arrivo, è troppo complicato. Per esempio, il teorema di Goedel l'ho capito una volta, ma penso che non saprei più fare la dimostrazione. Per me però è lì che si situa l'aspetto serio della filosofia, una specie di corrente di pensiero derivata dal positivismo logico[1]. Carnap salvava Heidegger come poeta lirico, e direi a giusto titolo: leggendo Heidegger si prova un'emozione realmente poetica.
D: Heidegger le piace?
R: Sì mi piace, ma è la pretesa di essere filosofo che mi infastidisce un po'. "Romanzo" non si potrebbe dire propriamente, ma come poema Essere e tempo andrebbe bene!
D: Si è parlato molto del suo rapporto con l’Islam e i raheliani, ma si è parlato un po' meno del suo rapporto con il buddhismo: lei ha scritto che considerava il buddhismo come una possibilità, mentre adesso il buddhismo le sembra inoperante, perché anche la mancanza di desiderio è triste.
R: Beh, intanto il buddismo intellettualmente non è minacciato, grazie alla celebre risposta di Buddha sui problemi metafisici, più o meno: non si era interessato ai problemi metafisici perché non erano interessanti. È una risposta assai insolente ma che salva... Dunque exit la questione metafisica. Devo riconoscere che non ho voglia che il desiderio si spenga in me, il che… non è molto buddhista...
D: Ho l’impressione che nel suo ultimo romanzo, e forse anche in La possibilità di un'isola, lei faccia meno resistenza al concetto di individuo.
R: Diciamo che è un concetto molto sopravvalutato: per dirla grossolanamente le persone sono molto più simili tra loro di quanto non si immaginino... è un concetto che va relativizzato. Gli uomini differiscono tra loro un po' più dei cani – per prendere degli animali che conosco bene – ma non molto di più, ecco. La mia è piuttosto un'incitazione a una valutazione oggettiva dell'individualità.
D: È noto che lei non ha grandi simpatie per la psicoanalisi, e data la sua formazione scientifica ci si potrebbe aspettare che lei fosse più interessato alla psicologia scientifica[2] e alle neuroscienze cognitive. Tuttavia ho l’impressione che per descrivere gli esseri umani lei faccia ricorso al suo sguardo riflessivo, come nella tradizione dei moralisti francesi. Come dice Chomsky: la letteratura insegnerà sempre più sull'animo umano di quanto non potrà fare la filosofia...
R: Be', lui si impegna un po' alla leggera, il “sempre” è discutibile, però sì, al momento attuale è quella [la posizione] che funziona meglio. Le neuroscienze fanno qualche progresso, ma che io sappia non c’è ancora un concetto chiaro di che cos’è la coscienza, il sapere è molto lacunoso. È vero d’altronde che la psicoanalisi è stata un tentativo di teorizzare a partire da niente, a partire da intuizioni vaghe, e quindi di introdurre dei concetti sfocati, l’inconscio, il super-Io, ecc., insomma: un tentativo di teorizzazione prematuro. E all’ora attuale siamo ancora PRIMA della possibilità di una teorizzazione su basi solide. Ma dire che sarà così “per sempre” è esagerato, comunque.
D: Da qualche parte lei ha detto che scrive con il desiderio di venire contraddetto...
R: Ho l'impressione di avere scritto certe cose forse con quello spirito, ma sicuramente non tutte...
D: Era a proposito della società contemporanea, per dire che quando lei la descrive così negativamente non è perché si compiaccia di quell’immagine, ma piuttosto con la speranza di venire contraddetto. Allora secondo me contraddirla vorrebbe dire scrivere ottimi romanzi che parlassero di individui e coppie felici, società equilibrate. Sul piano filosofico ci sarebbe davvero bisogno del buddhismo per cercare di contraddirla. Però mi sembra che il suo ultimo romanzo vada un po’ in questa direzione, perché Jasselin, (il personaggio di) Houellebecq e Jed non ha avuto “una vita malvagia”. Quindi – la domanda è questa: una vita e un’opera felici sono possibili?
MH: ...mmm... (ci pensa qualche istante). Be’ si può dir di sì, e in più per tre vie differenti: una, lavoro soddisfacente, pensione, coppia; l’altra, solitudine e lavoro puro; la terza un po’ di lavoro, cane, campagna... Quindi tre vie distinte che sembrano tutte e tre felici…
Per citare Schopenhauer, che è il pessimista per eccellenza, lui dice alla fine del suo diario: "in fondo non me la sono cavata così male". Non è l'estasi ma è un po' così.
EA: forse questo ha qualcosa a che fare col buddhismo, con Epicuro? Non è la
MH: sì sì... (lunga pausa) sì sì… No, Epicuro non è niente male...
EA: Forse il suo rapporto con i bambini si potrebbe comparare al suo rapporto con i figli...
MH: Conosco male la sua vita, ma il suo argomento contro la morte è il migliore?
EA: secondo me non funziona, e mi sembra rientrare bene in ciò che lei dice sulla filosofia occidentale, ossia che sarebbe un addestramento ...
MH: ma a rigore non è un argomento contro la morte, il fatto che non ci sia contatto reale...
D: quando rappresenta la morte di MH quando Jed vede lefotografie dei pezzi di cadavere, non è un po' come se lei cercasse di vedere la sua propria morte, ma come se ciò rimanesse radicalemtne impossibile? Io almeno ho avuto questa impressione...
R: [ci pensa un istante] No, non ha nulla a che vedere con la morte, ma piuttosto con il dolore. Quando si vede qualcuno fatto a pezzi la prima reazione che si ha è sentire male, non di avere paura, è un misto di scoramento e di sofferenza... Ma, passiamo all’arte, magari, che è anche una questione interessante?
EA: sì certo. Lei sembra ammirare le opere d'arte di Jed ma per nulla il mondo dell'arte contemporanea... riguardo alla questione della valutazione delle opere di Jed citando Wittg lei scrive che non ha alcun senso: c'è qui un elemento di critica al mondo mercantile dell'arte contemporanea?
MH: Non è nemmeno una critica, non ha proprio nessun senso, non dico strettamente nulla più di quello che ho scritto: non ha semplicemente senso, non bisogna cercarlo. Per esempio il prezzo di questo libro ha un senso, si può calcolare facilmente, si può fissare il prezzo di questo libro. Il prezzo di un’opera non ha nessun senso, è interamente legato al desiderio delle persone di possederla.
… Seguono domanda-risposta su musica contemporanea; sul successo di un artista...

mercoledì 22 gennaio 2014

Intuizione, 26 (Qualità e quantità)

Hegel (Engels), Nietzsche-Deleuze...

Oggi ho capito che è un'opposizione illusoria, ma fondamentale per il pensiero. Perché?

(Intuizione ricorrente ma per ora sfuggita)

[ah sì ora ricordo: c'entra la mia definizione dello Zen]

giovedì 16 gennaio 2014

Intuizione, 25 (Surfing USA - L'ereditarietà del futile)

Ascolto Surfing USA solo perché mio padre lo ascoltava.
Ma ascoltandolo lo faccio ascoltare ad Agostino, che magari lo ascolterà quando sarò vecchio, o morto.

L'ereditarietà del futile.

PS: Philippe Ridet in suo tweet mi ricorda indirettamente che è stato lui a farmi ascoltare questa canzone a Roma, alcuni anno or sono. Per me era musica insulsa di mio padre, Philippe mi argomentò la loro grandezza e cominciai ad ascoltare Pet Sounds. Ma poi rimossi l'apporto di Philippe...

martedì 7 gennaio 2014

Segreti che non devono andare perduti come lacrime nella pioggia, 3

Da bimbo, una volta la mamma del mio amico mi diede per merenda pane e cioccolata: io mangiai prima tutto il pane, per poter mangiare poi tutta la cioccolata da sola.

Le lamentazioni dei vecchi (intuizione 24)

Comincio a sospettare che i vecchi si divertano ad essere vecchi, e che si lamentino per non farsi scoprire dai giovani.

giovedì 2 gennaio 2014

Piccola borghesia (Intuizione 23)

La piccola borghesia è la classe planetaria dominante. Quantitativamente e culturalmente. Il problema non è dunque appartenervi o no ma come uscirne indirizzando le produzioni del proprio cervello verso la negazione dell'essere piccoloborghese (che non può essere un épater les [petits] bourgeois).

(PS: problema simile a quello di Deleuze: trovare una via d'uscita filosofica dalla filosofia.)