Ingredienti: 1) minuscoli "giardini pubblici" già privi di erba e attrezzi, in una metropoli scarsa di aree urbane verdi e attrezzate per i bambini; 2) utenza eterogenea e multiculturale, a tendenza sociale medio-bassa; 3) una ditta privata che esercita la nobile arte del profitto con i "gonfiabili" per bambini.
Preparazione: da un giorno all'altro piazzare i gonfiabili della ditta privata nei giardini pubblici, esigendo un obolo monetario per ogni bambino (teoricamente senza limite di tempo ma se c'è ressa si è tenuti a garantire l'avvicendamento).
Risultato: alcuni bambini si inebetiranno nei gonfiabili rinunciando definitivamente agli scarni giochi comunali e accanendosi a zompare ripetutamente su e giù, su e giù, su e giù, fino a che non si confonda cielo e terra, pubblico e privato, bene e male.
Esercizio: provare a frequentare per puntiglio i giardini col proprio figlio, evitando di far entrare il bimbo nei giochi privati, e spiegandogli le virtù del gioco pubblico (al limite insinuare nella mente del proprio figlio che i bimbi entrati nei gonfiabili appartengono alla classe dominante).