Ragazze torinesi a Parigi
Dal punto di vista amoroso, quand'ero arrivato a Parigi ero a pezzi. Negli ultimi due anni avevo avuto una storia distruttiva con una mia ex compagna di Collegio, la figlia dei professori universitari che odiava i professori universitari, che era innamorata di un altro e non si riteneva nemmeno mia fidanzata. E da quando mi aveva definitivamente respinto io ero assai risentito e ossessivo.
Elisa era entrata in Collegio facilmente, essendo un supersecchiona, ma dopo un anno aveva preferito tornarsene a Milano perché i collegiali le sembravano pazzi e sfigati. Io mi ero un po' invaghito di lei fin dall’inizio del suo primo anno al Collegio, mio secondo, e una sera ci eravamo dati un bacio, subito da me interrotto perché ero fidanzato con Irene che era la ragazza più bella buona e intelligente del mondo, e per questo non volevo tradirla. Anche se di dare quel bacio a Elisa avevo voglissima. La qual cosa Elisa decise giustamente di farmi pagare.
Arrivato a Parigi avevo l'autostima seduttiva molto azzerata, ma non vedevo l'ora di conoscere qualche nuova ragazza.
Uno dei primi giorni in giro per Paris 8 conobbi Giada, una torinese bionda e ricciolona, strabica e nasona ma abbastanza figa. A dire il vero era molto figa, anche se emanava una specie di irraggiungibilità che per me rimase intatta negli anni. Giada conosceva altre ragazze italiane, e senza rischiare l'imbarazzo di un invito che venisse frainteso come tentativo di baccaglio potemmo onorevolmente combinare una serata fra torinesi. Io per la verità ero braidese, ma fin da questo primo momento parigino fui preso in un divenire-torinese che mi portò poi ad esserlo effettivamente.
Ci ritrovammo dunque una sera a bere una cosa con Giada, Giulia, Caterina e Pierpaolo, il torinese che era venuto a studiare con Rancière. Il buffo Pierpaolo, come maschio, non era pericoloso, rientrava nella categoria del maschio non-alfa, come me. Cioè eravamo ad armi abbastanza pari.
Le giovani studentesse torinesi erano ai miei occhi tutte belle.