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sabato 24 settembre 2011

Siamo tutti gay


È “giusto” che i nomi dei politici omofobi di cui si sospetta l’orientamento omosessuale vengano inseriti in una lista di nomi pubblicata su un blog e poi diffusa via web? Potrebbe mai essere giusto qualcosa del genere? La risposta è ovviamente no, non c’è nulla di “giusto” in tutto questo, come in nessuna lista di proscrizione, persecuzione politica, denigrazione pubblica di personaggi della politica o dello spettacolo. Come in qualsiasi violenza piccola o grande, insomma. (Ma attenzione all’argomento che in filosofia si chiama “china pericolosa”: ad un esame attento potrebbe anche risultare ingiusto imporre mai alcunché a chicchessia, e così si sconfinerebbe nel difficile campo morale e politico della nonviolenza e dell’anarchismo).
Tuttavia, nel riflettere sulla “giustezza” di una simile iniziativa non si può non tenere conto del generale e gravissimo livello di imbarbarimento in cui l’Italia è caduta, o meglio scivolata per una china pericolosa, non di colpo ma nel corso degli anni, a causa di alcune anomalie politiche e sociali che sono sotto gli occhi di chiunque le voglia vedere e abbia un minimo di strumenti culturali e morali per farlo.
Un imbarbarimento dovuto innanzitutto alla parte politica che ora viene colpita in questo modo (ma per davvero viene colpita? E quanto? I segreti di Pulcinella hanno qualche valore aggiunto se inseriti nel flusso della comunicazione mediatica?).
Non che il nostro livello di civiltà fosse esemplare, per la verità: anche limitandoci all’Italia unitaria di cui si sono stancamente celebrati quest’anno i 150 anni, è noto che il trasformismo politico (anticamera della corruzione) fece presto la sua comparsa nel Parlamento post-unitario, il che contribuì a far nascere la presunta esigenza del salvatore della Patria, notoriamente poi incarnato da un ex socialista rivoluzionario di nome Mussolini. E il dopoguerra vide subito la penetrazione della mafia nelle istituzioni, favorita fin dallo sbarco americano e cresciuta fino alle dimensioni della soffocante piovra di cui Saviano ha descritto solo l’ultima spettacolare versione, quella dell’affarismo camorristico.
Nel caso di questa lista di presunti omosessuali omofobi (di questo si tratterebbe), la stessa comunità omosessuale è ovviamente divisa: come può essere uno strumento di lotta per i propri diritti accusare gli omofobi di appartenere alla stessa comunità da essi disprezzata? Che senso politico e morale può avere questa spiata (anonima e dunque fortemente indebolita nella sue eventuali pretese morali)?
Sarebbe bello vivere in un paese normale, come quello evocato in un suo libro da D’Alema (uno dei politici unanimemente accusati di aver maggiormente contribuito all’allontanarsi della normalità): un paese cioè nel quale gli orientamenti sessuali di ciascuno non solo non facessero notizia ma nemmeno abbisognassero di impervi iter legislativi, regolarmente vanificati dagli “scrupoli di coscienza” di qualche benpensante.
Sarebbe bello, ma così non è: l’Italia non è (più e da tempo) un paese per anime pure. E come si dice in questi casi: à la guerre comme à la guerre.