E’ tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell’oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all’intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)

mercoledì 12 dicembre 2012

Adieu Maestro Shankar

Quando Ravi Shankar (Varanasi, 7 aprile 1920 – San Diego County, 11 dicembre 2012) salì sul palco del concerto per il Bangladesh tenutosi al Madison Square Garden di New York il 1º agosto 1971, iniziò ad accordare il suo sitar. Finita l'accordatura, il beneducato pubblico applaudì.
Lui, con leggiadra spiritosaggine indiana disse qualcosa come: "sono contento che abbiate apprezzato l'accordatura del mio strumento, spero che vi piacerà anche il concerto" :-D

(L'aneddoto è talvolta citato, credo da Steven Pinker, per argomentare che il relativismo culturalista aveva all'epoca permeato le menti americane fino a far credere che la musica indiana potesse somigliare a qualcosa come un'esotica successione di suoni priva di logica musicale.
In realtà la musica indiana "contiene degli arricchimenti, che possono comportare anche 22 note nell'ottava, senza tuttavia privarsi delle 12 della nostra scala cromatica", A. Frova, Armonia celeste e dodecafonia, p.228, n.19).