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domenica 15 dicembre 2013

Memorie d'altri tempi. La rottura con i progressisti.

(Un ricordo suscitato dalle discussioni sui cosiddetti "forconi" torinesi)

In fondo, che con l'idiozia di sinistra mi sarei sempre scontrato avrei dovuto capirlo fin da quella campagna elettorale del 2001. L'accordo tra il centro-sinistra e Rifondazione era fallito e io non avevo ancora deciso per chi votare. Propendevo per Rifondazione, le cui ragioni mi parevano migliori, ma - essendo giovane  e pauroso - non volevo favorire la vittoria di Berlusconi.
Siccome mi è sempre piaciuto impegnarmi in qualcosa di inutile ma che mi fa sentire meglio, dopo essere andato a una riunione di cinque tristi compagni di Rifo, decisi di propormi al PD per dare una mano: avrei poi sempre potuto votare a mio piacimento ma almeno potevo rendermi utile per il presunto ideale schieramento comune.
Quelli del PDS, tra cui la futura attuale sindaca della mia città, mi misero a imbustare lettere elettorali, cosa che in parte umiliava le mie capacità intellettuali, ma in parte gratificava la mia stupida voglia di militanza.
Mentre si imbustava, si chiacchierava della situazione. A un certo punto una signora a me ben nota esclamò: "I giovani sono indecisi se votare Fini o Rifondazione. Quello che mi fa più rabbia è che Bertinotti è contento che vinca Fini!".
Lì non ci vidi più, mi pulii la lingua dalla schifosa colla progressista del cazzo, e le vomitai addosso tutto il mio disappunto: fu molto sorpresa di scoprire che seppur mi trovavo lì a imbustare le loro lettere di merda io simpatizzavo per Rifondazione.
Ovviamente non tornai più da loro, augurandogli di venire puniti dalla realtà, e votai convintamente Rifondazione sia alla Camera che al Senato (la decisione ultima la presi mentre scendevo a piedi la mia collina per recarmi al seggio: riflettei per tutto il cammino e la catena dei sillogisimi mi confermò che non si poteva stare dalla parte dei falsi riformisti).
Forse fu per quello che, come noto, perdemmo le elezioni.
Per un po' mi sentii abbastanza in colpa; forse quel senso di colpa fu determinante nel 2008, quando pensai bene di votare PD per la prima e ultima volta in vita mia (in realtà non è del tutto vero: alle comunali avevo già votato il marito di quella geniale signora, per motivi affettivi).
Poco dopo le elezioni vidi che Veltroni non aveva alcuna intenzione di fare opposizione e compresi che aveva voluto perdere: meglio Berlusconi che allearsi con i comunisti.
Chi è che era più contento per la vittoria di Fini? Il comunista stupido ed egocentrico oppure il traditore affarista e servo della borghesia? Dopo 12 anni non ho più alcun dubbio.

Animali da branco (Intuizione 19)

Chi è abituato ad appartenere a un gruppo sociale come se ciò fosse naturale e inevitabile non tollera facilmente chi da quel gruppo sociale mostri di volersi allontanare, non importa se in una direzione astrattamente buona o cattiva.
L'appartenenza a un gruppo sociale si fonda sulla tacita accettazione psicologica del far parte del gruppo: chi metta in discussione, chi espliciti quell'accettazione, è percepito come anomalo, fastidioso, intollerabile, pericoloso, egocentrico, individualista, malato, pazzo.
Il gruppo attenderà paziente di poterlo stigmatizzare alla prima occasione: e la rovina del traditore sarà considerata prevedibile e giusta.

Intuizione, 18 (Nominalismo rivoluzionario)

La cultura non esiste.
Esistono soltanto individi (dotati di rappresentazioni mentali ed affetti), pratiche, società.