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mercoledì 27 aprile 2011

Frammento da "Diario buddhista" (2005): Il karma collettivo e la paura di volare

Ieri sera è quasi precipitato un aereo canadese e lunedì devo prendere un aereo per Berlino. Non sarà male rifare il mio testamento, come sempre faccio prima di volare. Tuttavia non è questo che mi importa quanto piuttosto la questione della paura di morire. Credo o non credo nell’impermanenza? Credo o non credo di essere una parte del tutto (diversamente sarei un misero nulla)? Se ci credo davvero non avrò paura, se no vuol dire che la mia credenza è superficiale come la maggior parte delle mie credenze, e pertanto ciò che ho pensato di credere negli ultimi mesi era soltanto l’ennesima illusione.
Lunedì sera l’aereoplano si alzerà dal suolo e io sentirò la grossa vibrazione che scuote le viscere, penserò alla potenza del motore jet inventato dall’uomo e penserò al mio karma, se eventualmente contempli la possibilità della morte per esplosione aerea.

Ma mi viene in mente un problema filosofico che mi mette in difficoltà il concetto di karma. Quale karma ha un aeroplano in volo? quello del suo pilota o quello della somma dei suoi passeggeri? O quello del suo passeggero più virtuoso o di quello più malvagio? Perché se vi fosse un santo a bordo verrebbe da pensare che il suo karma proteggerebbe anche gli altri passeggeri mentre se vi fosse un efferato criminale potrebbe fottere tutti quanti per il suo merdoso alone di malvagità.
E se a bordo vi fossero sia un santo che un criminale, quale karma prevarrebbe? La difficoltà è data dall’unità temporanea del destino di più persone il cui destino è normalmente separato.
Credo che la soluzione più semplice sia ipotizzare una media tra i diversi karma individuali. Necessariamente deve trattarsi di una somma ponderata dei karma dei singoli passeggeri. Deve esserci una sorta di calcolabilità dei karma : se l’aeroplano precipita, questo accade perché complessivamente i karma dei passeggeri e dell’equipaggio lo permettono. Se per esempio il pilota impazzisce e vuole suicidarsi schiantandosi col suo apparecchio, non è indifferente che l’assistente di volo agisca o no, e questo dipende anche dal karma dell’assistente di volo. D’altra parte l’assistente di volo può trarre la sua energia per agire dalla vicinanza di qualche passeggero particolarmente santo.

Il karma è la legge morale cui sono soggette le azioni, che per i buddhisti sono anche mentali. Bisogna dunque immaginarlo come una sorta di energia potenziale (tele)psicofisica.

***

È andata. Sono sopravvissuto al volo. Mentre l’apparecchio decollava, io leggevo le strofe del Buddhacarita a mo’ di mantra :
...
Questo mi ha dato molto sollievo e ho capito che non c’era nulla da temere. Grazie, Buddha.