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lunedì 4 marzo 2013

Italiani, ancora uno sforzo per essere rivoluzionari!

SINISTRA

Sconfitta elettoralmente, la sinistra non vuol comprendere le ragioni della sconfitta, e ne rovescia la responsabilità sul nulla, con evanescenti esercizi retorici e un ossessivo richiamo al fascismo. Di questa sconfitta invece, solo la sinistra è responsabile: 1) perché non è riuscita a comprendere la trasformazione sociale che in Italia si era data; e ha continuato a considerare le corporazioni come tramite di rappresentanza; 2) perché non ha controllato, anzi, neppure immaginato, il nuovo assetto produttivo dei rapporti comunicativi; di conseguenza ha intrattenuto un rapporto di uso con i media, partecipando cinicamente e irresponsabilmente alla loro banalizzazione reazionaria; 3) di conseguenza la sinistra ha perduto ogni capacità di rappresentanza dei settori produttivi (materiali e immateriali) della società. oggi in Italia vi sono due società parassitarie: l'una è la mafia, l'altra è la sinistra, con il suo corredo di sindacati e di cooperative... Ma forse dire questo è troppo: la sinistra infatti non ha neppure la dignità criminale della mafia, essa è solamente un morto che cammina... Come abbiamo visto, davanti alla vittoria reazionaria, la sua eroica risposta consiste nell'urlare al fascismo. In realtà la sinistra è come un pugile suonato, cammina sonnambulo. Con tutta probabilità, l'unica cosa da fare è sgambettare questo zombie.

(Toni Negri, "La "Rivoluzione" italiana e la "devoluzione" della sinistra", Futur Antérieur, estate 1994, ora in L'inverno è finito, Castelvecchi, 1996)





COSTITUZIONE

Deve la nostra generazione costruire una nuova Costituzione? Se pensiamo alle ragioni con le quali i vecchi costituenti motivavano l'urgenza di mettersi al lavoro di rinnovamento, non possiamo che riconoscerne presenti oggi l'intera panoplia. Mai la corruzione della vita politica e amministrativa è giunta a tal punto, mai la crisi di rappresentanza è stata tanto forte, mai la disillusione democratica tanto radicale. Quando si dice "crisi del politico", si dice in realtà che lo Stato democratico non funziona più, che anzi si corrompe irreversibilmente in tutti i suoi princìpi e organi: la divisione dei poteri e i princìpi di garanzia, i singoli poteri unoa uno e le regole di rappresentanza, la dinamica unitaria dei poteri e le funzioni di legalità, di efficacia e di legittimità amministrativa. Se c'è una "fine della Storia" da salutare, essa consiste certamente nella fine della dialettica costituzionale cui il liberalismo e lo Stato della maturità capitalistica ci avevano legato

(Toni Negri, Repubblica costituente, Riffa-Raff, 1993, ora in L'inverno è finito, Castelvecchi, 1996)