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sabato 5 novembre 2011

Appunti per l'audizione del 18 novembre, Commissione V+I, Comune di Torino

PREAMBOLO

Siamo estremamente soddisfatti del servizio che la Città ci ha offerto finora, un servizio che ci ha fatto ben sperare nelle potenzialità di questo Città e che ha aumentato la nostra fiducia nelle istituzioni comunali.
Perfettamente consci che questo servizio rimane una sorta di “privilegio” di cui possono usufruire soltanto il 37% delle famiglie aventi diritto, date le promesse elettorali ci sentivamo di sperare di poter estendere la nostra fiducia ai troppi genitori per i quali l'asilo-nido comunale continua a essere un sogno irraggiungibile (e parlo di coppie con un reddito appena medio).

Per questo, la notizia dei tagli alle educatrici precarie ci ha colpiti come un fulmine a ciel sereno.

Non siamo stupiti per il fatto che dobbiate risparmiare, ma ci stupisce che pensiate di poter risparmiare SUI BAMBINI. Lo so che sembra facile retorica, in fondo non state PRIVANDO i bambini di nulla: statesoltantorimpiazzando delle educatrici con dipendenti comunali non privi di qualche titolo (del restoil TAV è solo un trenoe di questo passo potremmo banalizzare tutto:in fondo sono solo 500 punti di spread...).
Ma il punto è: davvero non trovate NULL'ALTRO sui cui risparmiare? Non basta la parziale privatizzazione dei servizi pubblici che state avviando, quella che un vostro deputato disinformato continua a chiamareliberalizzazione?

Quello che ci stupisce è che pensiate di poter trattare TUTTO ALLO STESSO MODO, secondo i criteri di una razionalità tecnica resa necessaria dalla cattiva gestione del debito pubblico, una cattiva gestione che ricade sulla giunta precedente ma che l'attuale giunta sembra voler considerare come una SEMPLICE DISGRAZIA, quasi EVENTO NATURALE. Come se non ci fossero precise responsabilità politiche e amministrative che NON POSSONO ESSERE FATTE RICADERE SULLE SPALLE DEI CITTADINI.
I cosiddettiindignatiripetono spesso: NOI LA VOSTRA CRISI NON LA PAGHIAMO.
Ecco, in questo caso vi diciamo: NON DOVETE FAR PAGARE LA CRISI AI BAMBINI.


ARGOMENTI:

1. incoerenza rispetto al programma elettorale (la situazione finanziaria era già nota e non è cambiata da allora)?

Lettera al Coogen:

- mantenimento nella qualità dei servizi, a partire da un corretto rapporto educatori/bambini, evitando come Voi dite lo scadimento dei nidi a luoghi di mera badanza;

- assolutamente daccordo con lidea di un nido come primo livello educativo dei bambini, al punto da intenderlo come servizio universale.
- Ma non solo, si può aprire un ragionamento per un reale progetto 06 anni cheintenda il sistema nidi, scuole dinfanzia, servizi integrativi (ludoteche, spazi genitori e bambini, etc) come un percorso di opportunità legate da un coerente progetto pedagogico di qualità, coinvolgendo in questi approfondimenti tutti i soggetti interessati, a partire dalle famiglie intese non solo come utilizzatori


2. impossibilità di trattare nidi, asili e scuole come un QUALSIASI SETTORE DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE, data la natura speciale e sensibilissima degli utenti-bambini.
Non per nulla state istituendo l'importante figura del GARANTE PER L'INFANZIA e non per nulla Fassino nella sua lettera al Coogen aveva scritto:

- esclusione dal patto di stabilità delle spese sostenute per le scuole dellinfanzia

A questo proposito, pensiamo che sia necessario proseguire sulla strada di sottrarre e proteggere le scuole dell'infanzia contro le ragioni tecniche del patto di stabilità (referendum cittadino?)

Ripensiamo a Montessori: della scuola tradizionale infantile Maria Montessori critica il fatto che, in essa, tutto l'ambiente sia pensato a misura di adulto.
In un asilo-nido l'ambiente del bambino è fatto di relazioni affettive, oltre che di edifici scolastici: rimpiazzare improvvisamente gli educatori per ragioni estranee al benessere dei bambini equivale a calpestare la delicata psiche dei bambini (definiti da Montessoriembrioni spirituali) per ragioni del tuttoa misura di adulto.

3. La mente non è una tabula rasa e le competenze non si improvvisano, specialmente quelle relazionali e affettive.
Errore epistemologico insito nel credere di poter "formare" all'educazione e in poco tempo persone già formate per altre competenze, magari non più giovani, e non per esigenze programmatiche ma esclusivamente per tirare i cordoni della borsa.
Le motivazioni di un dipendente comunale in mobilità non possono non essere profondamente diverse da quelle di persone che hanno scelto da anni di lavorare con i bambini. Noi genitori vogliamo avere vicino ai nostri bambini persone preparate e con motivazioni autentiche, non con motivazioni di semplice opportunità lavorativa.


4. insoddisfazione e sfiducia del cittadino di fronte a un'amministrazione che giustifica il proprio operato con le restrizioni dall'alto: NOI VOGLIAMO LE VOSTRE RISPOSTE, non quelle del Governo appena cessato o di quello appena insediato.
Se ritenete che tra le tante spese che si possono tagliare, gli stipendi delle educatrici precarie stiano sullo stesso piano di qualsiasi altra spesa da razionalizzare DOVETE ASSUMERVENE LA RESPONSABILITA'.

I cittadini sapranno a loro volta trarne le conseguenze.