PREAMBOLO
Siamo
estremamente soddisfatti del servizio che la Città ci ha offerto
finora, un servizio che ci ha fatto ben sperare nelle potenzialità
di questo Città e che ha aumentato la nostra fiducia nelle
istituzioni comunali.
Perfettamente
consci che questo servizio rimane una sorta di “privilegio” di
cui possono usufruire soltanto il 37% delle famiglie aventi diritto,
date le promesse elettorali ci sentivamo
di sperare di poter estendere la nostra fiducia ai
troppi genitori per i quali l'asilo-nido comunale continua a essere
un sogno irraggiungibile (e parlo di coppie con un reddito appena
medio).
Per
questo, la notizia dei tagli alle educatrici precarie ci ha colpiti
come un fulmine a ciel sereno.
Non
siamo stupiti
per il
fatto che
dobbiate
risparmiare, ma
ci
stupisce
che
pensiate
di
poter
risparmiare
SUI
BAMBINI.
Lo so
che sembra
facile retorica,
in fondo
non state
PRIVANDO i
bambini di
nulla: state
“soltanto”
rimpiazzando
delle educatrici
con dipendenti
comunali non
privi di
qualche titolo
(del resto
“il TAV
è solo
un treno”
e di
questo passo
potremmo
banalizzare
tutto: “in
fondo sono
solo 500
punti di
spread”...).
Ma
il punto
è: davvero
non
trovate
NULL'ALTRO
sui
cui
risparmiare?
Non
basta la
parziale
privatizzazione
dei servizi
pubblici che
state avviando,
quella che
un vostro
deputato
disinformato
continua a
chiamare
“liberalizzazione”?
Quello
che ci
stupisce è
che pensiate
di poter
trattare
TUTTO
ALLO
STESSO
MODO,
secondo
i
criteri
di
una
razionalità
tecnica
resa
necessaria
dalla
cattiva
gestione
del
debito
pubblico,
una cattiva
gestione che
ricade sulla
giunta precedente
ma che
l'attuale giunta
sembra voler
considerare come
una SEMPLICE
DISGRAZIA, quasi
EVENTO NATURALE.
Come se
non ci
fossero precise
responsabilità
politiche e
amministrative
che NON
POSSONO ESSERE
FATTE RICADERE
SULLE SPALLE
DEI CITTADINI.
I
cosiddetti
“indignati”
ripetono spesso:
NOI LA
VOSTRA CRISI
NON LA
PAGHIAMO.
Ecco,
in
questo
caso
vi
diciamo:
NON
DOVETE
FAR
PAGARE
LA
CRISI
AI
BAMBINI.
ARGOMENTI:
1.
incoerenza rispetto al
programma elettorale (la
situazione finanziaria era
già nota e non
è cambiata da allora)?
Lettera
al Coogen:
-
mantenimento nella qualità
dei servizi, a partire
da un
corretto
rapporto
educatori/bambini,
evitando
come
Voi
dite
lo
scadimento
dei
nidi
a
luoghi
di
mera
badanza;
-
assolutamente d’accordo
con l’idea di
un nido come primo
livello
educativo
dei
bambini,
al
punto
da
intenderlo
come
servizio
universale.
-
Ma non solo, si
può aprire un ragionamento
per
un
reale
progetto
0
–6
anni
che … intenda il
sistema nidi, scuole
d’infanzia, servizi
integrativi (ludoteche, spazi
genitori e bambini, etc)
come un
percorso
di
opportunità
legate
da
un
coerente
progetto
pedagogico
di
qualità,
coinvolgendo in questi
approfondimenti tutti i
soggetti interessati, a
partire dalle famiglie
intese
non
solo
come
utilizzatori
2.
impossibilità di trattare
nidi, asili e scuole
come un QUALSIASI SETTORE
DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE, data
la natura speciale e
sensibilissima degli utenti-bambini.
Non
per nulla state istituendo l'importante figura del GARANTE PER
L'INFANZIA e non per nulla Fassino nella sua lettera al Coogen aveva
scritto:
-
esclusione
dal
patto
di
stabilità
delle
spese
sostenute
per
le
scuole
dell’infanzia
A
questo
proposito,
pensiamo
che
sia
necessario
proseguire
sulla
strada
di
sottrarre
e
proteggere
le
scuole
dell'infanzia
contro
le
ragioni
tecniche
del
patto
di
stabilità
(referendum
cittadino?)
Ripensiamo
a
Montessori:
della
scuola
tradizionale
infantile
Maria
Montessori
critica
il
fatto
che,
in
essa,
tutto
l'ambiente
sia
pensato
a
misura
di
adulto.
In
un
asilo-nido
l'ambiente
del
bambino
è
fatto
di
relazioni
affettive,
oltre
che
di
edifici
scolastici:
rimpiazzare
improvvisamente
gli
educatori
per
ragioni
estranee
al
benessere
dei
bambini
equivale
a
calpestare
la
delicata
psiche
dei
bambini
(definiti
da
Montessori
“embrioni
spirituali”)
per
ragioni
del
tutto
“a
misura
di
adulto”.
3.
La mente non è
una tabula rasa e
le competenze non si
improvvisano, specialmente quelle
relazionali e affettive.
Errore
epistemologico insito nel credere di poter "formare"
all'educazione e in poco tempo persone già formate per altre
competenze, magari non più giovani, e non per esigenze
programmatiche ma esclusivamente per tirare i cordoni della borsa.
Le
motivazioni di un
dipendente comunale in
mobilità non possono non
essere profondamente diverse
da quelle di persone
che hanno scelto da
anni di lavorare con
i bambini. Noi
genitori
vogliamo
avere vicino
ai
nostri
bambini
persone
preparate e con
motivazioni
autentiche,
non
con
motivazioni
di
semplice
opportunità
lavorativa.
4.
insoddisfazione e sfiducia del
cittadino di fronte a
un'amministrazione che giustifica
il proprio operato con
le restrizioni dall'alto: NOI
VOGLIAMO LE VOSTRE RISPOSTE, non quelle del Governo appena cessato o
di quello appena insediato.
Se
ritenete che tra le
tante spese che si
possono tagliare, gli
stipendi delle educatrici
precarie stiano sullo
stesso piano di qualsiasi
altra spesa da
razionalizzare DOVETE ASSUMERVENE
LA RESPONSABILITA'.
I
cittadini sapranno a loro volta trarne le conseguenze.
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