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domenica 31 agosto 2014

Intuizione, 30

Tuo figlio di cinque anni si sveglia al mattino e ti passa davanti senza rispondere al tuo saluto, stropicciandosi gli occhi per raggiungere la mamma ancora nel lettone.
Pensi a quando lui sarà grande, e tu vecchio, e non succederà più nulla del genere: un attimo di eternità pura è passato davanti ai tuoi occhi.

mercoledì 20 agosto 2014

Due frammenti da un sogno su Alessandro

"Dove terminano i pensieri comincia il mare".

"Non sono pronto per portare a termine l'impresa, ma per iniziarla".

giovedì 14 agosto 2014

Ci deve essere in me un alieno (racconto del 1998)

Ci deve essere in me un alieno, da qualche tempo, entrato in me chissà come e chissà perché. È questa l'unica spiegazione per le stranezze che da un po' rilevo nel mio comportamento. Per esempio chi ha estratto l'aspirapolvere dall'armadio per montarne il manico al contrario? Non mi riconosco più: quand'è iniziato tutto ciò? Ho perso il conto di me stesso, e sì che tengo un diario apposta per capire le mie evoluzioni spirituali. Invece ora rileggendo il diario non mi capisco, sembra che non mi riguardi, come fosse stato scritto da un altro anche se ricordo le frasi scritte e gli eventi riferiti.
Chissà come sarà questo alieno, come nei film, verdastro e tentacolare oppure piuttosto un gentile omino azzurrognolo? E come sarà entrato in me? Per quali vie fisiche o psichiche? Alla lunga mi farà del male oppure tutto è stato calcolato da un'equipe scientifica marziana affinché io viva bene per far da corpo a lui?
È vero che oggi ho pensato un'altra cosa, senza l'alieno, cioè ho pensato che forse sono vittima di un'illusione fin dalla nascita, per cui io non sono io ma tutto il resto. "Io" sarebbe l'unica cosa che non sono realmente: un incantesimo benefico (per non farmi impazzire) mi ha illuso fin dall'origine. Sarei il mondo, e ciò che mi sono abituato a chiamare "io" non sarebbe altro che il suo contrario, il punto di irrealtà, il non-io. Ma questa spiegazione mi convince di meno. L'ipotesi dell'alieno è più feconda. Tra l'altro spiegherebbe bene perché oggi io osservassi con stupore, come per la prima volta, il viso di mia madre in mezzo al mare, mentre le davo lezioni di nuoto. Quel viso non lo avevo mai visto così, e ciò sarebbe impossibile se io fossi ancora Edoardo e non il suo replicante ultracorpo.

martedì 12 agosto 2014

Roman nouveau, Paris 8

Strana sensazione

La prima volta che misi piede a Paris 8 ebbi una sensazione mai conosciuta prima. Io che ero vissuto sempre nella provincia italiana ebbi la percezione diretta di essere parte di una minoranza etnica: era luglio e non c'erano molti studenti, ma a una prima occhiata quelli che erano lì erano tutti arabi o africani. Non mi ero mai trovato in mezzo a tanta gente con la pelle di un colore così più scuro della mia e mi sentii immediatamente fuori posto.
Cercavo la segreteria del dipartimento di filosofia e trovai una stanzetta affollata di persone che con l'ufficio non c'entravano nulla. Ancora non sapevo che quella di filosofia a Paris 8 era una "segreteria collettiva", in cui tutti i presenti rispondevano alle domande di chiunque, se sapevano farlo. Nessuna autorità, nessuna gerarchia: si potrebbe dire che il segretario fosse solo una singolarità della moltitudine. In realtà era un tipo scazzatissimo, ma questo l'ho capito più tardi.
Chiesi del segretario e mi dissero che era via, nessuno sapeva se e quando sarebbe tornato. Dato che era la mia ultima occasione per farmi firmare da Badiou le carte vidimate dalla segreteria, necessarie per poter iniziare l'anno universitario a settembre, provai l'angoscia di vedermi a un passo dalla meta e poi fregato, come per l'Erasmus con Derrida.

Vagando a caso per i corridoi qualcuno mi additò per miracolo il segretario di filosofia, che passava di lì proprio in quel momento: era un signore coi capelli rossi e un nomignolo che mi sembrava arabo e invece era berbero. Aveva un aspetto hippy: barba lunga e incolta, berretto maghrebino, parecchi anelli vistosi e soprattutto un'aria di strafottente importanza che nel corso degli anni mi diede sempre più fastidio. Mi disse che ormai erano cominciate le vacanze e che Badiou potevo trovarlo soltanto alla proclamazione dei vincitori del concorso per l'ingresso all'Ecole Normale Supérieure, in Rue d'Ulm. Decisi pertanto di andare a cercarlo lì, all'Ecole Normale Supérieure, in Rue d'Ulm. Nonostante l'angoscia di rischiare il fallimento della mia impresa, ero anche invogliato dal desiderio di vedere la mitica grande école nella quale avevano prima studiato e poi insegnato i più importanti filosofi francesi del XX secolo.

venerdì 1 agosto 2014

Gandhi sulla questione Palestinese

(M. K. Gandhi, Harijan, 26 gennaio 1938)

"Ho ricevuto numerose lettere in cui mi si chiede di esprimere il mio parere sulla controversia tra arabi ed ebrei in Palestina e sulla persecuzione degli ebrei in Germania. Non e' senza esitazione che mi arrischio a dare un giudizio su problemi tanto spinosi." 

Le mie simpatie vanno tutte agli ebrei. In Sud Africa sono stato in stretti rapporti con molti ebrei. Alcuni di questi sono divenuti miei intimi amici. Attraverso questi amici ho appreso molte cose sulla multisecolare persecuzione di cui gli ebrei sono stati oggetto.[.......]. Ma la simpatia che nutro per gli ebrei non mi chiude gli occhi alla giustizia. La rivendicazione degli ebrei di un territorio nazionale non mi pare giusta. A sostegno di tale rivendicazione viene invocata la Bibbia e la tenacia con cui gli ebrei hanno sempre agognato il ritorno in Palestina. Perche', come gli altri popoli della terra, gli ebrei non dovrebbero fare la loro patria del Paese dove sono nati e dove si guadagnano da vivere?
La Palestina appartiene agli arabi come l'Inghilterra appartiene agli inglesi e la Francia appartiene ai francesi. È ingiusto e disumano imporre agli arabi la presenza degli ebrei. Cio' che sta avvenendo oggi in Palestina non puo' esser giustificato da nessun principio morale. I mandati non hanno alcun valore, tranne quello conferito loro dall'ultima guerra. Sarebbe chiaramente un crimine contro l'umanita' costringere gli orgogliosi arabi a restituire in parte o interamente la Palestina agli ebrei come loro territorio nazionale. La cosa corretta e' di pretendere un trattamento giusto per gli ebrei, dovunque siano nati o si trovino. Gli ebrei nati in Francia sono francesi esattamente come sono francesi i cristiani nati in Francia. Se gli ebrei sostengono di non avere altra patria che la Palestina, sono disposti ad essere cacciati dalle altre parti del mondo in cui risiedono? Oppure vogliono una doppia patria in cui stabilirsi a loro piacimento?
[...]
Sono convinto che gli ebrei stanno agendo ingiustamente. La Palestina biblica non e' un'entita' geografica. Essa deve trovarsi nei loro cuori. Ma messo anche che essi considerino la terra di Palestina come loro patria, e' ingiusto entrare in essa facendosi scudo dei fucili . Un'azione religiosa non puo' essere compiuta con l'aiuto delle baionette e delle bombe (oltre tutto altrui). Gli ebrei possono stabilirsi in Palestina soltanto col consenso degli arabi.
[...]
Non intendo difendere gli eccessi commessi dagli arabi. Vorrei che essi avessero scelto il metodo della nonviolenza per resistere contro quella che giustamente considerano un'aggressione del loro Paese. Ma in base ai canoni universalmente accettati del giusto e dell'ingiusto, non puo' essere detto niente contro la resistenza degli arabi di fronte alle preponderanti forze avversarie."


http://www.peacelink.it/editoriale/a/7690.html