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mercoledì 15 febbraio 2017

Occidentalis Karma spiegata a chi non ha fatto il liceo (La biada quotidiana, 3)

1. Essere o dover essere

Tutti conoscono l'opposizione shakespeariana, "essere o non essere?". Relativamente pochi, probabilmente, sono invece coloro che hanno studiato Hegel, e hanno dunque colto che l'incipit di OK cita la critica hegeliana a Kant: il quale opporrebbe appunto il dover essere morale all'essere effettivo e concreto della realtà storica.
Non che Hegel sia un lassista permissivo: l'essere che contrappone al kantiano dover-essere è semplicemente il reale/razionale, ossia il manifestarsi dello Spirito-Totalità.
Opporre alla realtà storico-sociale un dovere immaginario: questo per Hegel è insensato, limitato, intellettualistico, moralistico.

Poiché il tema di OK è la situazione epocale dell'Occidente, e il suo riterritorializzarsi superficialmente sull'Oriente, si può assumere che fin dal primo verso il Gabbani stia implicitamente criticando i sempre più numerosi occidentali che credono o sperano di trovare la propria salvezza individuale nelle discipline orientali.
Nei prossimi post tratteremo dello sviluppo e dell'articolazione di questa critica.

La biada quotidiana, 2 (Spinoza e la presenza mentale)

Sforzarsi di cogliere l'unità dell'essere, percepito dualisticamente come materia/pensiero.
L'io è un'illusione: la mente non comanda il corpo. Corpo e mente agiscono insieme, come espressione (bi)modale della realtà.
Tuttavia si creano situazioni di passione, affetti subiti, spesso passioni tristi.
Devi comprenderne adeguatamente le cause.

PS: che cosa dà l'identità di una cosa? Priest dice: il gluone!

La biada quotidiana, 1 (Spinoza e il buddhismo)

C'è qualcosa di profondamente simile nella teologia spinoziana e nella metafisica buddhista. Questa vede l'essere come vuoto, mentre Spinoza lo percepisce come Tutto: i due concetti sono mistici, hanno un significato diverso dal loro normale campo semantico (quello della fisica per "vuoto", quello della logica per "tutto").

Il significato di Vuoto e di Tutto rimane vago anche per chi creda di averne un'intuizione abbastanza precisa: nessun riferimento è possibile nei due casi se non un'esegesi della teoria implicita nei concetti.
Dire che l'essere è essenzialmente vuoto significa che al di sotto del molteplice divenire c'è un essere Uno, un Nulla che annulla tutte le differenze che si manifestano come fenomeni spaziotemporali (samsara).
Dire che l'essere è il Tutto significa invece dire che non v'è spazio, nell'essere, per il non-essere, ossia per la coscienza sartriana intesa come centro di possibili negazioni.

In entrambi i casi è: come far apparire all'essere (della mia coscienza modale) ciò che sempre già è nell'assoluto della sostanza-uno? Come allontanarsi dall'illusione del negativo?

La risposta è senz'altro: la presenza mentale.

PS: per chi non vuol seguire la strada mistico-intuitiva, segnalo che Antonio Damasio, in Alla ricerca di Spinoza, spiega l'etica spinoziana in funzione dell'omeostasi emotiva, evoluzionisticamente e individualmente vantaggiosa.