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mercoledì 21 maggio 2014

La piega heideggeriana

Dice che ci sono due Heidegger. Vero: il primo H è il possente filosofo, il secondo è l'ominicchio che si crede grande aderendo al nazismo.
Tra SuZ e il "secondo H" c'è continuità perfetta: il nazismo è inscritto nella temporalità autentica del Dasein, che non ammette nessun divenire-rivoluzionario.
La svolta non è temporale: è una piega meta-fisica, la separazione o il chiasma tra il visibile e l'invisibile, il punto in cui si toccano la grande narrazione dell'oblio dell'(Essere) e la piccola narrazione del rettore nazista e antisemita, sposato con una donna cretina e ignorante.

Roman nouveau, Ω

Sono tornato in Italia perché c'era il concorso per l'insegnamento. L'ho vinto a settembre e a gennaio ho iniziato a insegnare. Dopo un anno in provincia di Cuneo ho scelto di venire a Torino, dove sono nato. Del resto la metà dei miei amici a Parigi era torinese. Parigi ospita una grande colonia italiana e un torinese benestante possiede almeno un appartamento a Parigi. Talvolta due.
A Parigi avevo conosciuto parecchi torinesi benestanti di sinistra. Erano benestanti perché abitavano a Parigi, ed erano di sinistra perché le mie frequentazioni mi portavano naturalmente lì. E poi la borghesia torinese è prevalentemente di sinistra, perché Torino era la città del PCI della FIAT. Di tutti i torinesi che ho conosciuto a Parigi, quelli che sono rimasti lì sono i più benestanti, come la mia amica Alfonsina. Mortacci, sono contento per loro. Io invece sono tornato in Italia.

Ho 42 anni, ma dal punto di vista della conoscenza filosofica gli anni sono circa 21. Nel senso: se a 21 anni avessi saputo ciò che so adesso, e avessi pensato come penso adesso, forse avrei potuto essere considerato "bravo".
Insegno al liceo, filosofia e storia. La storia la insegno solo perché sono obbligato, e la filosofia non riesco ancora a insegnarla come vorrei.