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giovedì 4 novembre 2010

Halloween, il Grande Cocomero e il cristianesimo (Vogue12)


[Pubblicato su Vogue.it]


La Generazione X italiana, a cui appartengo, ha scoperto Halloween grazie alle strisce di Peanuts, di Charles Monroe Schulz. Che il loro straordinario autore fosse cristiano (di una setta protestante) non pare del tutto privo di significato, se pensiamo alla crociata contro la festa dei morti in salsa nord-americana condotta dalla chiesa italiana negli ultimi anni. Le accuse sono molteplici (è una festa consumista, satanista, estranea alle tradizioni italiane, inconciliabile con il cristianesimo, pagana) ma si riconducono agevolmente a una: Halloween è una festa anti-cristiana che rinverdisce antichissimi e ambigui culti mortuari, alieni dalla fede cristiana nella resurrezione dei morti (si pensi anche alla palermitana “festa dei morti” descritta con irresistibili toni grotteschi da Roberto Alajmo in Palermo è una cipolla).
A ripensarci oggi, sembra già di poter leggere tra le righe di Peanuts una presa di posizione filo-cristiana o comunque reattiva verso il consumismo mainstream della festa americana.
Il Grande Cocomero è l’eroe eponimo di un’anti-Halloween inventato dalla fantasia mitopoietica di Linus van Pelt. A differenza degli altri bambini, Linus non pratica l’usanza giocosa di bussare alle porte del vicinato, proponendo l’alternativa “dolcetto o scherzetto”, bensì attende tutta la notte che il Grande Cocomero, un Godot in versione fanciullesca, giunga a fargli visita nel suo “orto sincero”, recandogli i doni promessi ai bimbi buoni.
Ci sono qui molti elementi densi di senso: il Grande Cocomero, un duplicato di Babbo Natale - il quale intrattiene già per parte sua un rapporto complesso col cristianesimo -, richiede ai suoi adepti bontà e sincerità, virtù che reintroducono nella festività dei defunti la dimensione morale esclusa da Halloween.
Il luogo dell’orto (oltre a ricordare l’attesa apostolica nel Getsemani, che risuona nell’attesa notturna di Linus) è carico di valenze ecologiste ante litteram, svolgendo quindi il ruolo di un segno naturale contro l’artificialità delle merci dolciarie destinate ai bambini.
Infine, e più importante, la reiterata delusione di Linus per la mancata visita del Grande Cocomero non lo induce mai a dubitare della sua esistenza: un esempio di fede incrollabile nel futuro avvento di colui che deve venire!
Se mi fosse permesso, per contrastare la crisi del cattolicesimo – che nell’iperbole fantastorica di Michel Houellebecq, in La possibilità di un’isola, diventa addirittura rapido crollo ed estinzione – di fronte al diffondersi di riti ludici e consumistici come Halloween, mi sentirei di consigliare all’intelligentsia cattolica un’attenta e serissima reinterpretazione di Peanuts (a suo tempo già iniziata da Umberto Eco), capolavoro assoluto dell’immaginario occidentale novecentesco.

Un mio progetto fallito del 2008: Incontri con utenti straordinari (Interviste su Facebook)

La comunità italiana di Facebook si è rapidamente ingigantita fino a contare oltre quattro milioni di utenti nel mese di dicembre 2008 (fonte: “Il fenomeno Facebook”, Il Sole 24 ore/nòva): ormai Facebook si usa per comunicazioni di lavoro o per pubblicizzare la propria attività artistica, politica, ecc.
Facebook è ancora una comunità anarchica: talvolta sembra prevalere la pruderie di remoti gestori puritani, talaltra sembra affermarsi uno spirito innovativo e rivoluzionario.
Facebook abolisce tendenzialmente la distinzione tra privato e pubblico, realizzando qualcosa di simile a ciò che certi teorici neomarxisti chiamano “il comune”. Nello spazio comune di Facebook è diventato possibile scambiare a costo zero le merci più preziose: l’informazione e la cognizione.
Nell’epoca in cui anche il lavoro cognitivo viene sfruttato, il “cognitariato” cerca nuovi spazi di libertà nel quale rivendicare la propria autonomia ludica (pensare all’aspetto politico insito nel divieto dell’uso di Facebook sul posto di lavoro).
Rispetto al fenomeno del web 2.0 (che permette un’interazione dinamica tra gli utenti attraverso l’uso di “tags” e analoghi strumenti informatici) Facebook è qualcosa di più, sembra sintetizzare in un unico strumento tutti i precedenti social-network: youtube, myspace, flickr, ecc.
Gli utenti facebookiani trascorrono parte delle loro giornate (quando non giornate intere) comunicando tra loro secondo modalità variate, complesse, divertenti, ricche di senso. Da un semplice messaggio sulla “bacheca” di un utente possono svilupparsi dialoghi virtuali e multimediali inimmaginabili su altri ambienti web: ogni messaggio si ramifica e moltiplica come in una sala degli specchi.
Il potere causale di Facebook è elevatissimo: nascono amicizie, si scoprono tradimenti, si creano alleanze e associazioni, si pubblicizzano prodotti culturali e merci scadenti.
Facebook costituisce una vivissima dimensione virtuale che rende sempre più evidente il senso del detto di Gilles Deleuze: il virtuale è attuale.
La comunità virtuale di Facebook è infatti una comunità realissima, di volta in volta luogo sociale, politico, affettivo, erotico, artistico, luogo di luoghi, Comunità av-venire.
Pur nell’assenza della fisicità, se non quella della Rappresentazione (fotografie, video, ecc.), Facebook si rivela sempre più come IL luogo dove comunicare non è utopia ma essenza riappropriante della società dello Spettacolo. Un luogo che non lascia sussistere alcun “fuori” e nel quale tutti saranno sempre più inclusi, senza appartenervi.

Incontri con utenti straordinari nasce dall’incontro su Facebook di Edoardo Acotto e Aldo Nove, scrittore-emblema di un’intera generazione che ora si ritrova tutta su Facebook, a sua volta utente straordinario e provocatore (più volte bannato da Facebook, difeso da gruppi di solidarietà, ecc.). Aldo Nove firma anche la prefazione del libro (e alcune interviste?).

Elenco provvisorio degli intervistati:

Matteo Basilé
Roberto Casati
Stefano Disegni
Marzia Migliora
Aldo Nove
Eva Riccobono
Tiziano Scarpa
Paola Turci
Achille Varzi
Walter Veltroni