[Pubblicato su Vogue.it]
La Generazione X italiana, a cui appartengo, ha scoperto Halloween grazie alle strisce di Peanuts, di Charles Monroe Schulz. Che il loro straordinario autore fosse cristiano (di una setta protestante) non pare del tutto privo di significato, se pensiamo alla crociata contro la festa dei morti in salsa nord-americana condotta dalla chiesa italiana negli ultimi anni. Le accuse sono molteplici (è una festa consumista, satanista, estranea alle tradizioni italiane, inconciliabile con il cristianesimo, pagana) ma si riconducono agevolmente a una: Halloween è una festa anti-cristiana che rinverdisce antichissimi e ambigui culti mortuari, alieni dalla fede cristiana nella resurrezione dei morti (si pensi anche alla palermitana “festa dei morti” descritta con irresistibili toni grotteschi da Roberto Alajmo in Palermo è una cipolla).
A ripensarci oggi, sembra già di poter leggere tra le righe di Peanuts una presa di posizione filo-cristiana o comunque reattiva verso il consumismo mainstream della festa americana.
Il Grande Cocomero è l’eroe eponimo di un’anti-Halloween inventato dalla fantasia mitopoietica di Linus van Pelt. A differenza degli altri bambini, Linus non pratica l’usanza giocosa di bussare alle porte del vicinato, proponendo l’alternativa “dolcetto o scherzetto”, bensì attende tutta la notte che il Grande Cocomero, un Godot in versione fanciullesca, giunga a fargli visita nel suo “orto sincero”, recandogli i doni promessi ai bimbi buoni.
Ci sono qui molti elementi densi di senso: il Grande Cocomero, un duplicato di Babbo Natale - il quale intrattiene già per parte sua un rapporto complesso col cristianesimo -, richiede ai suoi adepti bontà e sincerità, virtù che reintroducono nella festività dei defunti la dimensione morale esclusa da Halloween.
Il luogo dell’orto (oltre a ricordare l’attesa apostolica nel Getsemani, che risuona nell’attesa notturna di Linus) è carico di valenze ecologiste ante litteram, svolgendo quindi il ruolo di un segno naturale contro l’artificialità delle merci dolciarie destinate ai bambini.
Infine, e più importante, la reiterata delusione di Linus per la mancata visita del Grande Cocomero non lo induce mai a dubitare della sua esistenza: un esempio di fede incrollabile nel futuro avvento di colui che deve venire!
Se mi fosse permesso, per contrastare la crisi del cattolicesimo – che nell’iperbole fantastorica di Michel Houellebecq, in La possibilità di un’isola, diventa addirittura rapido crollo ed estinzione – di fronte al diffondersi di riti ludici e consumistici come Halloween, mi sentirei di consigliare all’intelligentsia cattolica un’attenta e serissima reinterpretazione di Peanuts (a suo tempo già iniziata da Umberto Eco), capolavoro assoluto dell’immaginario occidentale novecentesco.