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mercoledì 6 novembre 2013

Intuizione, 8

L'angoscia per il dover far fare a mio figlio i compiti di musica mi ha ora riportato alla luce un ricordo ben rimosso: l'angoscia di quando pre-adolescente mi recavo a lezione di musica senza essere riuscito a preparare bene un solo pezzo.
Provavo a suonare lo stesso ma li fallivo miseramente uno dopo l'altro. (Come reagiva la maestra? Mi consolava? Mi sgridava? Se ne fotteva?)
Non capivo perché ciò accadesse: perché il tempo non mi era stato sufficiente per studiare quei dannati pezzi (Bach, Clementi, Mozart, Czerny) che tra l'altro mi piacevano moltissimo? Erano troppo difficili? Avevo perso tempo senza accorgermene? Mi ero distratto? Non sapevo proprio suonare ed era inutile insistere?

Non v'è dubbio che la pratica della musica possa comportare molte passioni tristi.

Appunti sui BES (per Doppiozero, Educazione Democratica)



      1. Non sono (più) un amico della filosofia cosiddetta continentale, ma da quando ho scoperto l'esistenza dei Bes ho subito pensato che si trattasse di ciò che chiamano un “dispositivo” e per di più “biopolitico”.
      2. Il meccanismo normativo si vorrebbe tecnicamente neutro, e tuttavia fondato su una logica valoriale (“inclusività”) che non può non essere – nel bene e nel male – ideologico.
      3. Inutile dire che tale dispositivo non è stato condiviso, ma imposto dall'alto, dallo stesso ministro intenzionato a trattare gli insegnanti col bastone e la carota. I BES sono perciò stati recepiti inevitabilmente come bastone.
      4. speciale = specifico = singolarità (Kierkegaard, Derrida, Deleuze)
      5. inclusione = descolarizzazione? (se tutto è incluso nulla è incluso e nulla è escluso). Questo è un punto su cui molti critici radicali della scuola capitalista dissentiranno, e doppiamente. Innanzitutto qualcuno potrebbe dire "anziché descolarizzare la società, io vorrei scolarizzarla" (Enrico M.). Altri, più sospettosamente, potrebbero dire "Tutta la scuola è un "dispositivo biopolitico". Come la chiesa, la scuola si presenta come una istituzione salvifica. Extra Scholam nulla salus. I BES corrispondono al perdono cattolico: il dispositivo che abbraccia gli esclusi, riaffermando l'universalità della salvezza - e quindi l'universale potere dell'istituzione." (Antonio V.). Quindi, chi vuole un radicale engagement dell'insegnante-intellettuale può vedere troppo poca scuola nella società; chi invece, più anarchicamente, colloca l'impegno emancipativo al di fuori delle istituzioni può vedere troppa scuola nell'attuale società. Lo scolarizzatore dovrebbe sperare che i BES scolarizzino la società, ma dato il degrado sociopolitico non si fida dell'ennesima mossa tecnocratica. Il descolarizzatore, per parte sua, non crede per principio che un dispositivo possa portare a una buona pratica, e vede nei BES un nulla agghindato in ricche viste burocratiche.
      6. In entrambi i casi, i BES appaiono come un dispositivo minaccioso e potenzialmente negativo.
      7. Non voglio per forza fare quello della "terza via", per quanto, con l'avanzare dell'età, la mediazione hegeliana intesa come dialettica negativa mai riconciliata, mi appaia come un orizzonte sempre più nobile. Ma voglio provare a guardare la cosa stessa, ossia i BES nella concreta pratica lavorativadegli insegnanti italiani, nel 2013.
      8. Inutile fingere che il contesto scolastico non sia gravemente degradato a casua della riforma Gelmini, ma non soltanto (c'è a mio parere un fil rouge abbastanza evidente che collega la violazione della Costituzione da parte di Luigi Berlinguer, ministro del governo Prodi, con le tre "I" berlusconiane, la riforma Gelmini ("la prima e unica dopo quella di Gentile" e la boutade dell'ex ministro tecnocratico, a metà tra gaffe e slogan liberalfascista: ''Il Paese va allenato. Dobbiamo usare un po' di bastone e un po' di carota e qualche volta dobbiamo utilizzare un po' di piu' il bastone e un po' meno la carota. In altri momenti bisogna dare piu' carote, ma mai troppe''.
      9. Il Ministro Profumo disse la sua infelice frase proprio mentre pareva voler imporre l'orario di 24 ore settimanali di lezione anziché le attuali 18. Ora si parla invece di ridurre a 4 gli anni di scuola superiore: un provvedimento che porterebbe alla perdita netta di quasi 40mila cattedre con un risparmio per le casse del ministero di oltre un miliardo e 300 milioni di euro all'anno. 40mila posti di lavoro in meno, praticamente un'ecatombe per la classe insegnante, che colpirebbe soprattutto gli utlimi arrivati, i precari e i giovani.
      10. Neoliberalismo e volontà politica distruttiva della scuola pubblica: per quello che posso giudicare direttamente, la riforma dell'università abbia prodotto un incredibile esodo di giovani cervelli verso l'Europa. Penso che relativamente alla scuola, la strategia di distruzione sistematica delle risorse pubblica sia meno evidentemente vittoriosa che per l'università: il servizio offerto dalle scuole private non giustifica ancora l'investimento da parte di chi se le potrebbe permettere. I ricchi continuano a mandare i loro figli nella scuola pubblica, e continueranno a farlo ancora per un po' di tempo.
      11. Ma le cose cambiano rapidamente. Cominciano a essere frequenti le cosiddette classi-pollaio: 35 alunni, di cui, per semplice statistica, circa 3 DSA, 1-2 BES, 1 diversabile, 1 straniero + altri disagi socioeconomici non formalizzabili. Una classe simile, sempre per semplice statistica, viene spesso lasciata in mano a un lavoratore mediamente 55enne, sovente sull'orlo del burn out per una molteplicità di ragioni psico-socio-economiche. Senza strumenti didattici e culturali adeguati. Chi insegna la materia CLIL subisce un corso di 150 ore (magari sulla linguistica dei corpora, un argomento importante in ambito universitario: del tutto inutile per una scuola superiore); ci impongono (nel Piemonte a governo cattoleghista) un costoso test alcolimetrico ma ho delle colleghe ultracinquantenni, pur molto brave, che non sanno fare un powerpoint. (Man mano che descrivo la situazione mi sembra di scrivere un libro di fantascienza distopica. Invece è la scuola italiana del 2013: da giovane, seppur apocalittico, non la immaginavo certo così).
      12. BES: paradosso e ipocrisia.
      13. potenziale pregio: l'attenzione alla responsabilità condivisa degli insegnanti
      14. “resistenze”, secondo Ianes
      15. Io per ora non vedo resistenze attive, semmai passive e inconsce. Persino la collega di destra, nonostante in collegio docenti sbraitasse chiedendo garanzie per cui i BES non si sarebbero trasformati in un arma scassa-bocciatura, mi ha con la massima calma documentato delle critiche interessanti e costruttive sulla questione della programmazione per competenze, altra innovazione europeista gelminata alla quale si stenta ad adeguarsi per la vaghezza e la mancanza di linee guida.
      16. Un'opportunità: perché no? Non vedo che cosa dovrebbe trattenerci, noi insegnanti che non rinunciamo all'utopia di una rivoluzione nonviolenta da attuare giorno per giorno, dall'mpegnarci per far funzionare questo dispositivo IN MODO RIVOLUZIONARIO.
      17. Un rischio: come ogni rivoluzionario sa, il fallimento è sempre in agguato. Ma mentre il Titanic affonda non vedo perché dovremmo rinunciare all'abolizione di qualche ingiustizia, e non dico "piccola", perché stiamo parlando di biopolitica, ossia, pià semplicemente, delle vite degli altri. Anche se sappiamo che le scialuppe di salvataggio non basteranno per tutti, se qualcuno pretende di non far salire un ragazzo perché quella scialuppa non è adatta a lui, io insorgo con tutto me stesso e faccio di tutto per far salpare questo potenziale escluso.
      18. La scuola come scialuppa di salvataggio, mi rendo conto, non è un'immagine rassicurante, sembra implicare che qualcuno non si salverà affatto. Ma l'inclusione è un ideale che mi piace. Mi piace perché sembra parlare di una scuola aperta, probabile nucleo originario di una società aperta. Aperta in senso assoluto, non nel senso formale di un qualsiasi neoliberalismo popperiano (con tutto il rispetto per Popper, non per i neoliberali).
      19. Bisognosi di tutta la società unitevi!