E’ tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell’oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all’intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)

mercoledì 6 novembre 2013

Intuizione, 8

L'angoscia per il dover far fare a mio figlio i compiti di musica mi ha ora riportato alla luce un ricordo ben rimosso: l'angoscia di quando pre-adolescente mi recavo a lezione di musica senza essere riuscito a preparare bene un solo pezzo.
Provavo a suonare lo stesso ma li fallivo miseramente uno dopo l'altro. (Come reagiva la maestra? Mi consolava? Mi sgridava? Se ne fotteva?)
Non capivo perché ciò accadesse: perché il tempo non mi era stato sufficiente per studiare quei dannati pezzi (Bach, Clementi, Mozart, Czerny) che tra l'altro mi piacevano moltissimo? Erano troppo difficili? Avevo perso tempo senza accorgermene? Mi ero distratto? Non sapevo proprio suonare ed era inutile insistere?

Non v'è dubbio che la pratica della musica possa comportare molte passioni tristi.

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