Avevo sei anni, quindi era il 1978, ma non ricordo che mese fosse, né il periodo dell'anno.
Quel giorno le cose precipitarono: mio padre e mia madre urlavano di brutto. Non capivo bene che succedeva, ho il ricordo di una sensazione opaca, come se il tutto non mi riguardasse.
A un certo punto mia madre urlò: "guarda che chiamo la polizia!".
"Brava," rispose mio padre con nella voce un infantile sarcasmo, "chiama la pUlizia che ce n'è proprio bisogno".
Il seguito della lite non lo ricordo, ma qualche istante più tardi mia madre comunicò che se ne andava di casa e uscì.
"Vieni," mi disse mio padre, "andiamo da Bona a comprare un regalo," e uscimmo subito dopo mia madre.
Mentre lei avviava il motore della sua auto, mio padre mi disse di dirle che era una stupida.
Mi rifiutai, vergognoso della sua richiesta come del mio rifiuto.
"Dille che è una stupida", insistette lui. Non glielo dissi.
Allora, abbassando il finestrino della nostra auto, mio padre urlò lievemente a mia madre, dall'altra parte della strada: "sei una stupida!".
Quel giorno mia madre si separò definitivamente da mio padre.
Nel negozio di giocattoli, mio padre mi comprò un aquilone.
Ero contento del giocattolo, ma mi pareva che tutto intorno ci fosse qualcosa di strano e di molto sbagliato.