Strana
sensazione
La
prima volta che misi piede a Paris 8 ebbi una sensazione mai
conosciuta prima. Io che ero vissuto sempre nella provincia
italiana ebbi la percezione diretta di essere parte di una minoranza
etnica: era luglio e non c'erano molti studenti, ma a una prima
occhiata quelli che erano lì erano tutti arabi o africani. Non mi
ero mai trovato in mezzo a tanta gente con la pelle di un colore così
più scuro della mia e mi sentii immediatamente fuori posto.
Cercavo
la segreteria del dipartimento di filosofia e trovai una stanzetta
affollata di persone che con l'ufficio non c'entravano nulla. Ancora
non sapevo che quella di filosofia a Paris 8 era una "segreteria
collettiva", in cui tutti i presenti rispondevano alle domande
di chiunque, se sapevano farlo. Nessuna autorità, nessuna gerarchia:
si potrebbe dire che il segretario fosse solo una singolarità
della moltitudine. In realtà era un tipo scazzatissimo, ma
questo l'ho capito più tardi.
Chiesi
del segretario e mi dissero che era via, nessuno sapeva se e quando
sarebbe tornato. Dato che era la mia ultima occasione per farmi
firmare da Badiou le carte vidimate dalla segreteria, necessarie per
poter iniziare l'anno universitario a settembre, provai l'angoscia di
vedermi a un passo dalla meta e poi fregato, come per l'Erasmus con
Derrida.
Vagando
a caso per i corridoi qualcuno mi additò per miracolo il segretario
di filosofia, che passava di lì proprio in quel momento: era un
signore coi capelli rossi e un nomignolo che mi sembrava arabo e
invece era berbero. Aveva un aspetto hippy: barba lunga e incolta,
berretto maghrebino, parecchi anelli vistosi e soprattutto un'aria di
strafottente importanza che nel corso degli anni mi diede sempre più
fastidio. Mi disse che ormai erano cominciate le vacanze e che Badiou
potevo trovarlo soltanto alla proclamazione dei vincitori del
concorso per l'ingresso all'Ecole Normale Supérieure, in Rue d'Ulm.
Decisi pertanto di andare a cercarlo lì, all'Ecole Normale
Supérieure, in Rue d'Ulm. Nonostante l'angoscia di rischiare il
fallimento della mia impresa, ero anche invogliato dal desiderio di
vedere la mitica grande école nella quale avevano prima
studiato e poi insegnato i più importanti filosofi francesi del XX
secolo.