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domenica 19 settembre 2010

Gavagai, ovvero l'accettazione radicale del parlante esotico

[Nota pubblicata su Facebook mercoledì 3 febbraio 2010 alle ore 14.58]

Antropolinguista: Come si chiama quello? [indicando un coniglio che passa coniglieggiando]

Indigeno Kwyn: *Cosa intendi?* [riunendo le dita all’insù nel gesto tipico del “cosa intendi?”]

Antr.: Aha, ho capito è un *Cosa intendi?*!

Kwyn: *Ma di che parli, di quel coniglio?*

Antr.: Non posso capire quello che dici perché non dispongo ancora di un manuale per la traduzione radicale, ma interpretando l'ostensione del tuo significato-stimolo ho capito che nella tua lingua indigena quel coniglio si chiama *Cosa intendi?*

Kwyn: *Io non intendo proprio un bel nulla, sei tu che hai parlato per primo. In ogni caso quello è un coniglio, te l'ho già detto, non ne hai mai visto uno a casa tua?*

Antr.: Immagino che ora tu mi stia spiegando le proprietà che lo schema concettuale della tua tribù attribuisce ai *Cosa intendi?*…

Kwyn: *“Cosa intendi?” te l’ho chiesto io, lasciatelo dire: mi sembri proprio un pezzo di scimunito*

Antr.: Benissimo caro indigeno, ora procediamo ad associare nuove stringhe fonetiche ad altri significati-stimolo, e un po’ alla volta io ti capirò e mi farò capire. E tutto iniziando dal *Cosa intendi?*!!!

Kwyn: *Ancora? Mi hai proprio rotto col tuo “Cosa intendi?… Cosa intendi?” Se lo dici ancora una volta ti conficco quest’accetta in quella zucca vuota che ti ritrovi…*

Antr.: Ecco, l’hai detto ancora! *Cosa intendi?* E per ben due volte… Forse c’erano due conigli… Però è strano, non ho visto passare nessun coniglio adesso… Ehi, cosa stai facendo, posa quell’accetta, ti ho detto posa… Argh! No!!! Gavagai!