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mercoledì 19 novembre 2014

Interstellar: pareri seri di fisici e filosofi.

  • "Interstellar" e' un film di fantascienza estremamente classico ed estremamente solido, retto da tutti i pilastri del genere - finzione della scienza, viaggi spaziali, pianeti alieni, paradossi temporali, distopia, conflitti morali, voli mistici. Vale parecchio piu' dei soldi del biglietto. Molto apprezzati: le onde; il tesseratto (per l'idea); il mondochiuso (che pero' e' troppo piccolo di diametro). E il titolo: 'interstellare', come 'interplanetario', non lo sentivo da decenni." (Tito Magri, filosofo, Università Roma 3)

  • A me ha lasciato abbastanza indifferente, come mi accade spesso con i film dei fratelli Nolan. Da una parte sceneggiature ingegnose e lambiccate che sembrano esperimenti mentali da presentare a un convegno di metafisica, e che garantiscono il favore del pubblico intellettuale. Dall’altra, confezione audiovisiva spettacolare e impeccabile, da parco delle meraviglie, che garantisce il favore dei mangiatori di pop corn. In mezzo manca però quella cosa chiamata cinema, cioè l’arte di far vivere dei personaggi sullo schermo. I personaggi di Interstellar sono lì soltanto per illustrare teorie o concetti. Non basta prendere dei bravi attori, occorre anche dirigerli, offrirgli qualche scena interlocutoria che magari non rivela nessun segreto sulla struttura della materia, ma che ci fa sentire che i personaggi hanno una loro individualità. Anne Hathaway ha l’aria di una che si chiede tutto il tempo: ma che ci sto a fare qui? Matthew McConaughey sembra paracadutato da una puntata di True Detective, sfodera tutto il suo repertorio di espressioni tese e caricate, ma sembra al più un attore che recita bene, non un personaggio che prova qualcosa. Matt Damon è sprecato in un ruolo da caratterista. Un po’ meglio Jessica Chastain, e soprattutto Casey Affleck, ma il personaggio del figlio non ha un vero sviluppo, e alla fine il film lo perde per strada. Restando alla fantascienza degli ultimi decenni, mi pare che Contact di Zemeckis, A.I. di Spielberg e Solaris di Soderbergh, oppure più di recente Oblivion, Edge of Tomorrow e persino Benjamin Button, tocchino temi simili con una capacità di individuare i personaggi e coinvolgere gli spettatori molto superiore a quella di Interstellar. (Enrico Terrone, filosofo, Università di Torino).

  • Mi è piaciuto. È coerente, e anche dove sembra più improbabile - la scena di lui "dietro" la libreria, per altro forse una citazione o scopiazzatira da un episodio di Dr Who - ci sta, a ben vedere. Soprattutto non cede mai alla tentazione di concedere "cambiamenti del passato" di qualche tipo o sdoppiamenti delle linee temporali. Insomma lui causa delle cose nel passato perché le ha causate e realizza, coerentemente, quello che è stato. (Giuliano Torrengo, filosofo, Università statale di Milano)

  • Capolavoro ovviamente, che domande mi fai (Irene Giardina, fisica, CNR)

  • Anche per me e' stupendo: la tecnologia finalmente amichevole, la grafica della singolarita' suggestiva, forse la prima rappresentazione di alcuni aspetti psicologici legati ad un realistico e coerente viaggio nel tempo; illuminante e inquietante il negazionismo a scuola nel mondo terrestre distopico; umano e quasi divertente lo sbrocco dello scienziato (Matt Damon?) sulla sua "promettente Islanda". Mi spiace solo che il figlio maschio venga completamente sfanculato, e non se ne sappia piu' nulla. (Massimiliano Sacchi, fisico, CNR)

[continua...]

2 commenti:

Luciana Galliano ha detto...

mi stupiscono i pareri entusiasti dei fisici… concordo con Terrone - a me è sembrato un'americanata e forse non ho capito Hawking ma non mi è sembrato convincente, e la drammaturgia molto cheap -unire le due scene acme della figlia che va alla fattoria e di loro nello spasmo spaziale mi è sembrato insopportabile. Lontano anni luce dall'intensa grazia di che so Solaris e anche insopportabilmente melenso

edoardo.acotto@gmail.com ha detto...

Luciana, non concordo per nulla ma proprio per nulla. Melenso, per carità, a suo modo lo è, ma non è quella la dimensione rilevante del film. Di quale Solaris parli, di quello di Soderbergh? Era bello, sì, ma di fantascienza spaziale ce n'era pochetta, qui invece le astronavi volano, esplodono, roteano...
La scena della fattoria/spazio è drammatica perché anche se sai che ce la farà empatizzi (io almeno) con lui chiuso nella stanza spaziotemporale che deve inventarsi qualcosa per oltrepassare le leggi della fisica e comunicare col suo stesso passato.
Insomma non pretendo che debba piacere a tutti, non sostengo che sia un capolavoro e vedo bene perché ad altri non piace. Ma con me ha colpito il segno.
Tra l'altro attribuisco alla musica di Zimmer molta responsabilità. Di solito le sue musiche non mi piacciono ma qui mi sono sembrate perfettamente fuse col film (con le evidenti e opportune citazioni). Che ne pensi della musica (ovviamente dato il genere!)?