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lunedì 2 dicembre 2013

Intuizione, 16 (Spotify)

La funzione (di coesione) sociale della musica è stata osservata almeno fin dalla nascita della moderna scienza del comportamento umano (per esempio da Darwin).
Oggi il discorso sulla condivisione virtuale della musica tramite i social media come Spotify si concentra sulla forme-di-merce della musica, e sulla parcellizzazione cognitiva data dall'ascolto di parti musicali anzichè di intere opere.
Eppure con i social media noi condividiamo la musica e intendiamo far funzionare la musica nel modo in cui pare sia progettata per funzionare: cioé per far "allineare" i nostri stati mentali (Bharucha et al. 2012).
E' inutile trattare l'esperienza dell'ascolto privato, l'LP sul proprio giradischi nella propria stanzetta adolescenziale, come se fosse un'esperienza normale: era quella, l'eccezione, perché in tutte le società la musica è sempre stata un'esperienza di condivisione.
Qui, però, ovviamente, si condivide in absentia, virtualmente.
(Si facciano avanti i paladini dell'interiorizzazione dell'Altro.)

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