Ho di nuovo molto timore della morte
Qualche mese fa, dopo un pranzo con bagna cauda, mi è venuta la tachicardia forte: mi sono svegliato di notte all’improvviso con il cuore che batteva all’impazzata e ho pensato che stesse per venirmi un infarto.
Mi era già successo in passato, e avevo fatto gli esami del caso, ma una sensazione così sgradevole non mi pareva di averla mai provata. E soprattutto il cuore non si fermava più, non smetteva più di battere velocissimo.
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Sono passati tre mesi e continuo a non stare molto bene: spesso mentre sto facendo lezione, sento qualcosa dentro di me come un rischio di implosione, mi pare di perdere l’equilibrio e le gambe non sembrano salde, così, senza parere, mi siedo mentre sto parlando, continuando a parlare come se niente fosse, o almeno spero che nessuno dei miei allievi si accorga di niente. Non sembrano accorgersi di niente.
So che si potrebbe pensare a qualcosa come delle crisi di panico, ma non penso proprio che sia il mio caso perché tutto ha avuto inizio con uno scompenso fisico.
Una condotta razionale mi porterebbe naturalmente a consultare un dottore ma io: 1) prima di consultare un dottore faccio le mie ipotesi diagnostiche e mi somministro le cure: in questo caso ho tolto fin dall’inizio dei disturbi vino, caffè e, tè; 2) ho paura che il dottore mi prescriverebbe degli esami del sangue, e quella per me è una prova superiore persino al trapano del dentista: rende la vita indegna di essere vissuta.
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Ho deciso di ricominciare a praticare la presenza mentale: sento di dover rinunciare a ogni trascendenza, a ogni progettualità, a ogni desiderio.
Devo raggiungere l’immanenza apatica: se sopravviverò sarò più forte, se morirò sarò stato coerente.