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venerdì 17 settembre 2010

Moda e pornografia.



NON PUBBLICATO su Vogue.it


SECONDA VERSIONE

Lo spettacolo della pornomoda.

Nella letteratura saggistica contemporanea la pornografia è stata spesso associata alla moda e all’arte.

Secondo certi scrittori l’algida postura fisica delle modelle, resa stereotipica da fotografi celebrati come Helmut Newton, è paragonabile all’indifferenza senza vergogna delle attrici pornografiche, sui cui si è soffermato anche il grande scrittore americano David Foster Wallace in Considera l’aragosta.
Il filosofo italiano Giorgio Agamben ha notato che, nell’epoca del capitalismo dello spettacolo, l’immagine del corpo umano è divenuta pura merce: l’indifferenza esibita dai pornodivi e dalle mannequins è una paradossale resistenza al farsi oggetto della persona umana.
Anche nello sguardo della persona più sottomessa e divenuta simile a un puro oggetto di consumo sessuale e spettacolare, brilla la luce irriducibile dell’umanità? Certo, purché si ricordi che l’essere umano è innanzitutto l’individuo e non la specie, l’insieme o l’essenza.
Nonostante lo schermo fitto di immagini, l’umanità individuale traspare per un istante nel pianto improvviso della pornodiva durante un’intervista sulla sua vita o nella momentanea défaillance della modella superbamente incedente.
In entrambi i casi, l’indifferenza manifesta che sembrava segnalare l’esistenza di un irreale mondo di perfezione al di là del mondo mercificato si squarcia per un istante e mostra la realtà e il suo semplice orrore.


PRIMA VERSIONE
Il capitalismo spettacolare riesce realmente a ridurre le persone a oggetti?

Nella letteratura filosofica contemporanea la pornografia è stata spesso associata alla moda, per esempio dal filosofo italiano Giorgio Agamben e dal critico letterario Marco Belpoliti.
L’algida postura fisica delle modelle, resa stereotipica da fotografi come Helmut Newton, sembra paragonabile all’indifferenza senza vergogna delle attrici pornografiche, sui cui si è soffermato anche il grande scrittore suicida David Foster Wallace.
Entra in questa consorteria dell’indecenza esibita anche l’arte contemporanea, attraverso l’esibizione sistematica e massiccia di corpi nudi femminili che ha reso famosa un’artista come Vanessa Beecroft, con le sue performance di protagoniste senza veli.
Agamben nota che nell’epoca del capitalismo dello spettacolo, l’immagine del corpo umano è divenuta pura merce e che l’indifferenza esibita da pornodivi e mannequins è una paradossale resistenza al farsi oggetto della persona umana. Lo stesso Agamben ha sostenuto in uno dei suoi libri più famosi che l’essenza dell’umano è il nucleo inumano che si cela nella sua intimità.
Dunque, anche nello sguardo della persona più sottomessa e divenuta simile a un puro oggetto di consumo sessuale e spettacolare, brilla la luce irriducibile dell’umanità?

8 commenti:

Unknown ha detto...

ho riletto ma ho qualche difficoltà di piena comprensione, il concetto in parole poverissime è che nell'essere umano regna l'inumatità che permette ad esso di farsi semplice oggetto di consumo senza evidenti, e a quanto pare nemmeno nascosti, problemi?
(se si parla di "inumanità umana" questo concetto è applicabile, secondo me, in scala molto più grande no?)
o magari non ho afferrato nulla..tento

edoardo.acotto@gmail.com ha detto...

ammetto che non fosse chiarissimo, dunque bene che sia stato rifiutato :-)

L'idea era - come sempre nei miei pezzetti - riferire un po' di idee altrui. Il percorso sarebbe questo:
1) Agamben et al. associano moda contemporanea arte e pornografia sulla base dell'apparente INDIFFERENZA ALLO SGUARDO esibita da modelle e pornodivi.
2) Agamben sostiene che non si possa separare nettamente umano/non umano (discussione contro Bettelheim e altri e pro Levi e altri sui "musulmani" nei campi di concentramento): al cuore dell'umano si annida il non-umano come sua essenza, quindi l'umano si definisce eslcudendo da sé ciò che è incluso in sé (tema dell'eccezione politica e dell'homo sacer).
3) allora, al fondo dell'abiezione pornocapitalista dovrebbe brillare pur sempre l'essenza dell'umanità...
4) Domanda mia: questo è vero o no?

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Unknown ha detto...

No, non rifiutato! Ma non conoscendo le teorie che citi ho delle difficoltà a capire e a formulare una risposta interessante e che centri l'argomento...
Posso rispondere con qualcosa che di filosofico non ha niente ma è una semplice constatazione:
il porno piace a tutti gli esseri umani, quindi la stessa inumanità dei pornodivi(o se vogliamo estendere il discorso alle starlette) la troviamo nei "fan", nascosti e manifesti, dei pornodivi, che accantonano l'umanità (che però fingono perfettamente con una faccia pseudo-smarrita/scandalizzata quando si discute l'argomento) accomodandosi nella loro (non)umana bestialità in privato relax.
Non è quasi più volgare e non umano un uomo che guarda un porno rispetto ad uno che di fronte al mondo si rende protagonista di esso?

Non lo so eh, come ti ripeto io invento perchè ignorante! Ma se tutti noi viviamo con una parte di non-umano che accettiamo nel segreto del cuor nostro, non è più facile comprendere il concetto del non umano nell'accezione stessa della parola "essere umano"? Tutta la realtà che viviamo è non-umana allora, solo la critica ad essa si fa forte di un ipocrita umanità, irreale!

Non saranno i pornodivi quelli che accettano forse più di tutti la loro non umanità mostrandola al mondo senza riserve?
Esistono tipi e tipi e altri tipi ancora, di non umanità, penso.

mi sono lasciata trasportare ehm..sorry

edoardo.acotto@gmail.com ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
edoardo.acotto@gmail.com ha detto...

"rifiutato", sì, ma da Vogue non da te!

Che "il porno piace a tutti gli esseri umani" mi pare contestabile, credo che a molti esseri umani non piaccia affatto, e tenderei a pensare che si tratti in maggioranza di persone di sesso femminile. A prescindere da qualsiasi considerazione culturale, pare che nei mammiferi siano i maschi ad essere particolarmente eccitabili anche davanti a una semplice rappresentazione frammentaria del corpo femminile (cfr. Pinker, Come funziona la mente).

"Non è quasi più volgare e non umano un uomo che guarda un porno rispetto ad uno che di fronte al mondo si rende protagonista di esso?" Infatti l'argomento di Agamben & co. punta proprio a mostrare come il fenomeno dell'essenza inumana dell'inumano si manifesti in fenomeni come il porno ecc., ma sia in realtà l'essenza del genere umano nella nostra epoca.
Io a questo tipo di argomenti "epocali" sono abbastanza allergico, ma ammetto che ogni tanto bisogna porsi la domanda: che cosa caratterizza questo momento storico? anche se la risposta sarà incompleta e frammentaria.

PS: ma che cosa ci fai a Istanbul?

Unknown ha detto...

Purtroppo io sono tremendamente epocale me ne rendo conto, tendo molto al colossal, mi diverte anche molto.
Io credo che "piacere" non sia la parola giusta..non trovando la parola giusta ho fatto orora un minuscolo sondaggio tra le mie coinquiline che definiscono il porno:
-stuzzicante!
-divertente!
-senza senso!
ma ovviamente tutte noi ne abbiamo visto uno.
Il porno lo guardano tutti ecco questo voglio dire.

Mi dispiace per Vogue, forse leggermente meglio disteso e più rilassato l'articolo era più comprensibile, un pò meno difficile insomma :)

Sono in erasmus :)

edoardo.acotto@gmail.com ha detto...

Chissà se adesso potrebbero recensire il romanzo di Sasha Gray? :-D