[me ne sono ricordato solo questa sera guardando i video dei Nirvana].
Era appena uscito il disco ed io ero in collegio il mio primo anno. Avevo il braccio lussato per la seconda volta, ripiegato sul torace e fasciato da circa dieci giorni.
Il nostro amico veneziano, Leo, ci aveva invitati a un capodanno dalle sue parti, ma non ricordo come arrivammo da Venezia a S.......... V.... .
La festa si svolgeva in un residence estivo completamente disabitato: c'eravamo solo noi e i nostri ospiti, qualche decina di ragazzi, nell'appartamento del nostro ospitante.
Mancavano il gas e l'acqua e faceva freddo, inoltre io non potevo nemmeno ballare per via del braccio fasciato.
Alla festa c'erano anche le canzoni dei Nirvana, erano appena diventati famosi in Italia. Mi sembravano una musica pazzesca, e ancora oggi mi fanno quell'effetto. Credo che Cobain sia un genio assoluto e mi fa pensare a DFW.
Comuqnue non ricordo quanto ho bevuto, né se ho mangiato, a quel Capodanno.
C'eravamo: io, Leo, Max, Moreno, Valeria, "il Ciàina", Rosella, Gianni, qualcun altro che non ricordo.
Ero un po' invaghito di Valeria, ma ancora mai stato fidanzato quindi incapace di dichiararmi o fare mosse seduttive di alcun genere. Però quella notte era chiaro che avremmo dormito un po' ammucchiati, sembrava una gita alcolica postadolescenziale.
Al momento di scegliere il letto mi ritrovai con Valeria al secondo piano di un letto a castello, in una stanza con svariate persone in svariati letti: ma sembrava che il mio desiderio fosse stato ascoltato da un dio del desiderio perché mi ritrovai accanto a Valeria. Ma subito arrivò Leo, bello pieno d'alcol: si arrampicò sulla nostra cuccetta e venne a sdraiarsi esattamente tra me e Valeria, incurante delle mie proteste ("il mio mio braccio! non posso stare così stretto!").
Sconfitto e certo di meritarmelo uscii dal letto a castello per andare a cercarmi un altro giaciglio. Ma non c'erano altri giacigli in tutta la gelida casa. Non mi persi d'animo e uscii dall'appartamento, perché nel corso della festa avevo sentito dire che erano state sfondate porte di appartamenti adiacenti. I vandali erano gli stessi amici del proprietario, che a me resterà per sempre ignoto.
Trovai una porta sfondata, l'appartamento era buio, non vedevo niente. Entrai a tentoni, con un braccio solo come antenna, dato che il destro fasciato era inutilizzabile. Incappai in un tavolino basso su cui erano posati vasi di piante, evidentemente riposti per l'inverno (Mi sembrò evidente, ma se non era per quello per che cosa erano stati accumulati lì tutti quei vasi?) e trovai un letto a castello. Era anche quello pieno di vasi, li riconoscevo al tatto.
Cercate di capirmi: dovevo dormire e disponevo di un braccio solo, cosa potevo fare? Scaraventai tutti i vasi per terra e mi lasciai cadere sul letto così liberato, nel buio più profondo, relativamente soddisfatto di avere trovato un posto per dormire.
Temevo di venire svegliato nel corso della notte dalla polizia o dai proprietari dell'appartamento infuriati, ma mentre mi addormentavo strutturavo mentalmente la mia apologia: non ero stato io a sfondare la porta, mi dispiaceva molto, mi rendevo conto del danno subito, d'altra parte avevo bisogno di dormire e in ogni caso avevo cercato di fare il minor disordine possibile. Mi addormentai quasi divertito e nessuno venne a svegliarmi.
Il giorno seguente tornammo a Venezia. Sentii dire che c'erano stati danni per decine di milioni, ma mi sembrava che fossero tutti allegri e conteni, come se avessero passato un gran bel capodanno.
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