Una delle prime obiezioni che mi vennero in mente fu che non si può praticare la meditazione dappertutto. Un conto è trovarsi a praticare la presenza mentale seduti in un giardino silenzioso, davanti ad alberi piante e fiori (l'ho fatto qualche volta), un altro conto è praticare la presenza mentale in mezzo al traffico cittadino.
Il corso Svizzera inquinato dai gas di scarico non favorisce la concentrazione ma è un banco di prova: se fai presenza mentale, anche il tuo respiro si approfondisce, ma se sei vicino ai gas di scarico hai paura di respirare a pieni polmoni.
Se riesci anche per un attimo a raggiungere la presenza mentale, forse hai iniziato a scalfire il tuo guscio psichico più profondo, quello che alimenta le tue paranoie autoconservative.
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Passeggiare con un bambino di due anni richiede un'attenzione continua a quello che fa. Provo per qualche istante a lasciarmi guidare da Agostino, senza sovrapporre parole gesti e volontà al suo caos intenzionale. Vuole salire sui gradoni del Duomo, lo accompagno cercando di non serrare troppo la sua mano. Funziona, ma appena scendiamo devo bloccare la stretta affinché non mi sfugga e rotoli giù.
Per ora mi è impossibile conciliare la presenza mentale col mio ruolo di vecchio genitore occidentale apprensivo e paranoide.
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La stanchezza di una gara di corsa lascia nei giorni successivi la mente leggera ma assente: per un po' sarà difficile ritrovare la presenza mentale.
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