E’ tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell’oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all’intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)

lunedì 9 maggio 2011

Diario della presenza mentale, 6: il ritorno evenemenziale della presenza

Da parecchi giorni la presenza mentale è completamente scomparsa. Se non conservassi un barlume del ricordo di quella sensazione ti sentiresti stupido e incapace, ma in ogni caso non è un bel pensiero quello di non avere più fatto presenza mentale (o di non esserne più stato capace? Hai provato davvero, a farla?).
In un certo senso capisci che quella mente presente che non riesci più ad evocare non sei tu. Per quanto ultimamente vuoto, il sé ha necessariamente diversi (numerosi?) livelli di esistenza e consapevolezza, e uno di questi contempla la propria espropriazione.
Come diceva Rimbaud, io è un altro, ma un conto è pensarlo e comprenderlo, un altro conto è sentirlo e sperimentarlo.
L'incapacità a fare presenza mentale ti manifesta chiaramente che tu sei anche un altro, qualcos'altro, che c'è la possibilità che il tuo campo di coscienza sia attraversato da un evento chiamato presenza mentale.
Non è un evento puro, non lo hai scoperto tu, lo hai appreso, è un tipo di evento, non un evento singolare e irripetibile. E' qualcosa di ripetibile, ma non sai come né a quali condizioni.
E' come se ora ti mancasse la volontà per fare presenza mentale, eppure sai che non è una semplice questione di volontà.
Sei in un'impasse spirituale, sei paralizzato.

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