E’ tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell’oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all’intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)

martedì 28 febbraio 2012

"Tutto un caos, tutto un inferno, tutto la morte" (Lettera di Sole ai compagni anarchici, dopo il sucidio di Baleno)

«Compagni
la rabbia mi domina in questo momento. Io ho sempre pensato che ognuno è responsabile di quello che fa, però questa volta ci sono dei colpevoli e voglio dire a voce molto alta chi sono stati quelli che hanno ucciso Edo: lo Stato, i giudici, i magistrati, il giornalismo, il T.A.V., la Polizia, il carcere, tutte le leggi, le regole e tutta quella società serva che accetta questo sistema.
Noi abbiamo lottato sempre contro queste imposizioni e' per questo che siamo finiti in galera.
La galera e' un posto di tortura fisica e psichica, qua non si dispone di assolutamente niente, non si può decidere a che ora alzarsi, che cosa mangiare, con chi parlare, chi incontrare, a che ora vedere il sole. Per tutto bisogna fare una "domandina", anche per leggere un libro. Rumore di chiavi, di cancelli che si aprono e si chiudono, voci che non dicono niente, voci che fanno eco in questi corridoi freddi, scarpe di gomma per non fare rumore ed essere spiati nei momenti meno pensati, la luce di una pila che alla sera controlla il tuo sonno, posta controllata, parole vietate.
Tutto un caos, tutto un inferno, tutto la morte.
Così ti ammazzano tutti i giorni, piano piano per farti sentire più dolore, invece Edo ha voluto finire subito con questo male infernale. Almeno lui si e' permesso di avere un ultimo gesto di minima liberà, di decidere lui quando finirla con questa tortura.
Intanto mi castigano e mi mettono in isolamento, questo non solo vuol dire non vedere nessuno, questo vuol dire non essere informata di niente, non avere nulla neanche una coperta, hanno paura che io mi uccida, secondo loro il mio e' un isolamento cautelare, lo fanno per "salvaguardarmi" e così deresponsabilizzarsi se anche io decido di finire con questa tortura. Non mi lasciano piangere in pace, non mi lasciano avere un ultimo incontro con il mio Baleno.
Ho per 24 ore al giorno, un'agente di custodia a non più di 5 metri di distanza.
Dopo quello che e' successo sono venuti i politici dei Verdi a farmi le condoglianze e per tranquillizzarmi non hanno avuto idea migliore che dirmi: "adesso sicuramente tutto si risolverà più in fretta, dopo l'accaduto tutti staranno dietro al processo con maggiore attenzione, magari ti daranno anche gli arresti domiciliari". Dopo questo discorso io ero senza parole, stupita, però ho potuto rispondere se c'è bisogno della morte di una persona per commuovere un pezzo di merda, in questo caso il giudice.
Insisto, in carcere hanno ammazzato altre persone e oggi hanno ucciso Edo, questi terroristi che hanno la licenza di ammazzare.
Io cercherò la forza da qualche parte, non lo so, sinceramente non ho più voglia, però devo continuare, lo farò per la mia dignità e in nome di Edo.
L'unica cosa che mi tranquillizza sapere e' che Edo non soffre più. Protesto, protesto con tanta rabbia e dolore.

Sole

P.S. Se mettermi in carcere vuol dire castigare una persona, mi hanno già castigata con la morte o meglio con l'assassinio di Edo. Oggi ho iniziato lo sciopero della fame, chiedendo la mia libertà e la distruzione di tutta l'istituzione carceraria. La condanna la pagherò tutti i giorni della mia vita.»

La lettera di Sole è tratta da http://ita.anarchopedia.org/Sole,_Baleno_e_Pelissero#Il_suicidio_di_Soledad

il libro di Tobia Imperato su Sole e Baleno: http://piemonte.indymedia.org/attachments/nov2009/le_scarpe_dei_suicidi2.pdf


domenica 19 febbraio 2012

Qualche commento a "Non è l'inferno", di Emma Marrone

Ho... dato la vita e il sangue per il mio paese [dichiarazione di patriottismo: porta bene ma non sempre fa vincere, come sa il giovane Savoia ballerino]
e mi ritrovo a non tirare a fine mese, [forse qualcosa non ha funzionato nel meccanismo pensionistico dell'esercito]
in mano a Dio le sue preghiere [dichiarazione di religiosità: per quanto ribelle e tormentata piace sempre alla cultura nazionalpopolare]
Ho... giurato fede mentre diventavo padre [un classico dell'eroismo militare: partire in missione mentre la moglie partorisce, così, per guadagnare bene e metter via da parte i soldi, e se ci si fa ammazzare c'è la pensione]
due guerre senza garanzia di ritornare, [qui si comprende che il protagonista è un ex militare, figura sempre amata nel paese che ha inventato i soldati di ventura. Interessante il concetto di "guerra con garanzia di ritornare"]
solo medaglie per l'onore
Se qualcuno sente queste semplici parole, [cosa probabile dato che questo business riesce incredibilmente a mettere insieme milioni di abbrutiti davanti allao schermo]
parlo per tutte quelle povere persone che
ancora credono nel bene... [evidente allusione al nichilismo che si è impadronito delle coscienze] Se tu hai coscienza [appunto] guidi e credi nel paese [la canzone era stata scritta per Berlusconi, ma l'appello va bene anche diretto a Monti. Da escludere l'interpretazione "guidi l'automobile e credi nel paese"]
dimmi cosa devo fare per pagarmi da mangiare,
per pagarmi dove stare,
dimmi che cosa devo fare [leggi: dato che il lavoro è ormai un'opzione lussuosa, in quale programma televisivo devo comparire per tirare su un po' di ricotta?]
No, questo no, non è l'inferno, [anche se ci somiglia: si chiama Italia]
ma non comprendo com'è possibile [o "come sia", nel caso che tu stia scrivendo in italiano]
pensare che sia più facile morire [sottintendi: "piuttosto che ammazzare o farsi ammazzare in missione". La canzone è un velato invito ad arruolarsi volontari e partire in Afghanistan]
No, non lo pretendo ma ho ancora il sogno
che tu [leggi sempre: Berlusconi, prima ma Monti va bene uguale] mi ascolti e non rimangano parole
Ho... pensato a questo invito non per compassione [chiaramente nessuno potrebbe compatire qualcuno che dica simili stronzate senza pudore]
ma per guardarla in faccia e
farle assaporare un po' di vino e un poco da mangiare [come si usa al paese mio]
Se sapesse che fatica ho fatto per parlare con mio figlio [non voleva allontanarsi dalla playstation, inoltre non capisce l'italiano]
che a 30 anni teme il sogno di sposarsi [con quella cicciona in tanga di sua moglie e poi dover comprare i mobili all'Ikea]
e la natura di diventare padre [stranamente, i bambini nascono anche senza un gran lavoro]
Se sapesse [Sua Eccellenza? Presidente? Silvio? Mario?] quanto è difficile il pensiero [adesso non esageriamo con le parole]
che per un giorno di lavoro
c'è chi ha più diritti [i soliti imboscati del sindacato comunista] di chi ha creduto [come noi berlusconiani e fascisti]
nel paese del futuro
No, questo no, non è l'inferno, [ma come già detto è l'Italia del default]
ma non comprendo com'è possibile [il congiuntivo è un sogno anch'esso]
pensare che sia più facile morire
No, non lo pretendo ma ho ancora il sogno
che tu mi ascolti e non rimangano parole,
Non rimangono parole...
Pensare che sia più facile morire
Io no, non lo pretendo
ma ho ancora il sogno
che non rimangano parole
Non rimangano parole
Non rimangano parole

[e qui finalmente le parole sono davvero finite, vedi che qualche nostro sogno può ancora realizzarsi]

venerdì 17 febbraio 2012

Semplice

Invecchiare è avere disponibili sempre meno possiblità fisiche e mentali.
Quando non c'è più nessuna possibilità, ecco la morte.

venerdì 3 febbraio 2012

Una lettera di Pietro Salizzoni sulle scritte NoTav a Torino

pubblicata da Pietro Salizzoni il giorno mercoledì 1 febbraio 2012 alle ore 10.43

Cari cittadini torinesi indignati per le scritte NOTAV durante la manifestazione di sabato,
io penso che voi abbiate perfettamente ragione.
Scrivendolo mi sento un po’ a disagio, come capita quando si afferma un’ovvietà. Sento pero’ il bisogno di ribadirlo, poiché a quella manifestazione avrei potuto partecipare anche io, non fossi rimasto a casa mia a Lyon. Di certo avrei provato imbarazzo nell’essere additato ad imbrattatore di muri e una notevole frustrazione le vedere le mie e di altre ragioni adombrate dai gesti di pochi esagitati.

Io avrei partecipato alla manifestazione perché sono fermamente contrario alla realizzazione della Torino-Lyon. Lo sono in qualità di cittadino italiano, di ingegnere  e di pendolare su quella tratta. La mia contrarietà non é legata a pulsioni rivoluzionarie anti-sistema, logiche localistiche, antiprogressismo, luddismo modernista  o sindromi nimby... ma all’imporsi di due problemi, quello del debito pubblico e della sua generazione e del consumo di risorse energetiche e ambientali. Sono problemi impellenti che impongono la necessità di politiche responsabili in grado di fronteggiarli, ottimizzando il rapporto tra spese e benefici attesi.

In questa prospettiva la Torino-Lyon, e  gran parte della rete AV/AC italiana, é un esempio lampante di scelte incuranti di questi principi, finalizzate a dopare la crescita creando debito.  É un’opera dall’indimostrata utilità,  volta al consumo di consistenti risorse economiche ed energetiche per indurre  benefici ignoti ai piu’ (tra gli addetti ai lavori). Nell’affermare questo riprendo semplicemente le conclusioni del Conseil des Ponts et Chaussées, un’autorevole istituzione di controllo dell’amministrazione francese dall’indiscussa indipendenza (il documento é in rete, Rapport d’audit sur les grand projets d’infrastructures de tranport  N°2002-0190-01). Essendo chiamata a valutare il progetto, una decina di anni fa, la commissione  ha concluso come segue:

(Pag 60)  “[...]  gli studi socio-economici condotti sono lontani dal dimostrare l’interesse di questo progetto per la collettività. A questo proposito, la commissione constata innanzitutto che gli studi condotti da Alpetunnel (i proponenti, oggi la Lyon Turin Ferroviaire, ndr) si fondano su un metodo opinabile: le ipotesi sull’evoluzione del traffico merci sono particolarmente ottimiste, [....]. In ogni caso, anche in questo quadro metodologico non corretto, gli indicatori di interesse socio-economico sono risultati negativi, a causa delle ingenti risorse finanziarie richieste alla realizzazione del progetto.”

Un analogo parere é stato pubblicato ieri, sulle pagine del sole24, che riprende un ennesimo studio del politecnico di Milano (http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2012-01-31/promossa-solo-milanoroma-064241.shtml?uuid=AaI0IskE).
Entrambe le valutazione dicono, in modo forbito, che questa é un’opera inutile, e che é motivata da domande di traffico truccate (il bon-ton dei documenti ufficiali impone la formula “troppo ottimistiche”). Sono trucchi che hanno un’unica giustificazione: trovare un pretesto per costruire, dirottando sulle imprese di pochi (banche e galassia dei costruttori, ma non solo) le risorse della collettività.

Questo avviene perché fare debito (di tutti) realizzando opere pubbliche inutili, e per le quali non si avrà oneri gestionali, é il modo più semplice ed efficace per fare soldi. Sono imprese per le quali non c’é concorrenza internazionale, senza limiti di tempo impellenti per terminare i lavori, e che non necessitano di alcun investimento  in ricerca e sviluppo, poiché  si basano fondamentalmente su tre attività: movimentare terra, fare cemento e dedicarsi a intense campagne di lobbying.

Per avere un riscontro di tutto cio’ basta guardare a quanto già  successo per la AV/AC Torino-Milano, senza aspettare che si riproduca tra Torino e Lyon. Doveva costare 1,2 Miliardi (secondo standard europei) e ne é costata 8: ne mancano all’appello quasi 7, spesi non si sa come, che ne fanno la linea senza gallerie più cara al mondo (a chilometro). Detiene anche un altro record, in quanto linea AV/AC  più sottoutilizzata al mondo: 18 treni al giorno su una linea concepita per 300 (si veda l’articolo del sole24ore), e soprattutto nessun treno merci. In sintesi: costosa e inutile.

Per questi motivi avrei manifestato, pensando che siano ragioni condivisibili dai più, se su questi argomenti fosse fatta un’informazione completa e corretta.  E penso che in futuro sarebbe davvero un peccato abbandonare queste ragioni  al dominio dei soli imbrattatori di muri, lasciando degenerare un dibattito e trovarsi di fronte a dilemmi analoghi a quello cantato anni addietro da De Gregori:

“Tu da che parte stai? Stai dalla parte di chi ruba nei supermercati? O di chi li ha costruiti.... rubando?”

Pietro Salizzoni
Maître de Conferences
Ecole Centrale de Lyon