E’ tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell’oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all’intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)

giovedì 28 marzo 2013

Poemìa


Moltiplicami il tempo per mille
voglio leggere non un libro ma mille
diecimila, un milione di parole scritte
perfette, pensate e sublimi,
non voglio fermarmi per respirare
mai più, voglio leggere per sempre.

Quando sarò morto, i libri me li leggerai tu.

sabato 23 marzo 2013

Ancora sulle ineffettuali categorie destra/sinistra

vedi perché non ci capiamo, caro amico intellettuale di sinistra? Tu dici che non capisci come io possa sostenere che l'opposizione destra/sinistra sia stata neutralizzata e inizi a farmi un elenco di cose di sinistra, come essere NoTav ecc. poi però voti per un partito alleato col partito più proTav che ci sia, che quindi secondo la tua definizione dovrebbe essere di destra anche se si dice di sinistra, mentre il M5s risulterebbe automaticamente di sinistra, e sostanzialmente mi dici che voti a destra perché vuoi spostare a sinistra il Partito di Destra...
Poi - contraddicendomi - io ti dico che il pareggio di bilancio in Costituzione è di destra e tu mi dici che anche Hollande lo ha difeso, come se questo bastasse a decidere che cosa è di destra e che cosa di sinistra. Come se per definire l'arte dicessimo che è ciò che fanno gli artisti (ammesso e non concesso che Hollande sia "di sinistra").
Ma allora non è meglio fare come dico io, coltivare una propria distinzione antropologica tra destra e sinistra con valore euristico, e parlare piuttosto delle azioni concrete lasciando perdere i discorsi ineffettuali su destra/sinistra?
Che poi non mi pare che nella prospettiva biopolitica ci sia molto spazio per questa consunta dicotomia, storicamente determinata e assolutamente non elevabile a categoria antropologica universale (Pericle era di sinistra? Platone di destra? Kant? Stalin? Gorbacev? L'omofobia di Che Guevara? Clinton? Craxi? Renzi?).

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Aggiornamento 7 dicembre 2013 (il giorno prima della vittoria alle primarie di Matteo Renzi e della definitiva sconfitta della fallimentare "sinistra" PD bersaniana).
Dopo la morte di Costanzo Preve ho scoperto la sua vasta opera, di cui mi riprometto di leggere il più possibile.
Qui Preve spiega la sua posizione su destra/sinistra: http://www.kelebekler.com/occ/prevedxsx.htm

giovedì 21 marzo 2013

Un amico siciliano, storico della mafia, spiega le dichiarazioni di Borsellino su Grasso

Borsellino va compreso: da anni lotta per l'affermazione di una verità che stenta a farsi luce.Per ciò che attiene a Grasso, il suo merito è stato quello di essere riuscito a "normalizzare" la Procura di Palermo, strappandola agli "estremismi" precedenti e restituendola alla gestione storica dell'obbedienza ai colletti bianchi che comandano.Dopo aver mandato i suoi primi messaggi d'intesa a Miccichè e Dell'Utri (che era stato il suo allenatore nella squadra di calcio "Bacigaluppo"),ha ricevuto, poi,da questi personaggi e dai loro accoliti, apprezzamenti ed encomi, per essere riuscito ad attuare una epurazione della Procura (fu definito "un generale senza esercito") su mandato politico. Si è sempre scontrato con molti uffici della sua stessa Procura, che hanno costantemente denunziato il clima di sofisticato attendismo del procuratore Grasso quando si è imbattuto nelle inchieste su mafia e politica. Grasso, da una parte (in sede di convegni, seminari, tavole rotonde, interviste, etc.), si mostrava un continuatore della linea della lotta alla mafia; dall'altra parte dimostrava di realizzare, in termini di apertura di inchieste,una capacità d'incidenza sulla realtà criminale molto meno efficace di quanto non annunziato a parole. L'eccesso di prudenza, l'eterno temporeggiare, l'insabbiamento nel tentativo di esorcizzare la gestione caselliana: sono questi gli elementi più significativi della sua azione, quelli che hanno determinato gli apprezzamenti e gli encomi del centro destra (poi ricambiati). Grasso ha costantemente evitato, per principio, di portare a processo gli uomini politici e i colletti bianchi.A dimostrazione di quanto detto, vanno ricordati: il caso Cuffaro e la relativa derubricazione; il caso del pentito Antonio Giuffrè (doveva essere un altro Buscetta!); il caso del "finto pentito" Pino Lipari; lo scontro con Ingroia sul delitto Rostagno; i ripetuti scontri con Ingroia, Natoli, Lo Forte e Scarpinato (in questo ultimo caso Grasso è stato sostenuto da "Il Giornale", "Il Foglio", "Panorama", "Il Velino", l'avv.to Fragalà di AN). Per conclkudere, Grasso è stato il più efficace strumento della controriforma berlusconiana dell'ordinamento giudiziario:la trasformazione della Procura in una monarchia assoluta,sotto il comando di una casta di procuratori graditi al governo, onde evitare che affari scottanti e personaggi intoccabili finissero in mano a magistrati "mentalmente disturbati", "antropologicamente diversi dal resto della razza umana". "Obbedire e far carriera" s'è sostituito a "La legge è uguale per tutti"....
L'accostamento di Grasso a Dell'Utri non nasconde alcun intendimento malizioso, ma vuol significare come, a volte, l'allievo non riesca a trarre profitto dagli insegnamenti del maestro: per qualsiasi buon allenatore, infatti, vale il principio per cui squadra che vince non si cambia; e Grasso, invece, la sua, da lui stesso definita "straordinaria", l'ha smantellata poco alla volta. Dopo aver dichiarato, infatti: "...Da Caselli ho ereditato una squadra straordinaria, e non solo sul fronte dell'antimafia..." ("la Repubblica", 6 febbraio 2000), i suoi primi pensieri e le sue prime azioni sono stati indirizzati verso la emarginazione di tutti i pm più vicini a Caselli e, prima ancora, a Falcone e Borsellino. Uno dei primi ad accorgersi, con soddisfazione, della trasformazione della Procura, fu Lino Jannuzzi, che scriverà: "...Grasso ha avocato ogni decisione sulle inchieste, soprattutto quelle riguardanti mafia e politica, in cui sono impegnati Ingroia, Principato e Scarpinato..." ("il Velino", 26 gennaio 2000). E Scarpinato scriverà:"...Tutti quei magistrati che nella Procura di Caselli avevano condotto le inchieste più delicate su mafia e politica...vengono progressivamente estromessi dalle indagini. ..Un suicidio della memoria storica dell'Antimafia... (R.Scarpinato, "La storia. Italia mafiosa e Italia civile", in "MicroMega,4/2004). Al termine della epurazione, in Procura ritorna Pignatone, il fedelissimo di Giammanco (su quest'ultimo, v. nei diari di Falcone), coi gradi di Procuratore aggiunto: egli sarà il braccio destro di Grasso, il suo uomo di fiducia, il depositario di tutti i misteri. Su Pignatone si potrebbe scrivere all'infinito.Durante la sua attività, Grasso riesce ad attrarre su di sè gli elogi e del centrodestra e del c.d. centrosinistra. Eppure, nel corso di convegni e nellle interviste, egli si scaglia contro la politica giudiziaria e antimafia del governo (contro la riforma dei pentiti del governo Amato; contro le riforme del governo Berlusconi), usando toni aspri, parole pesanti. Altri magistrati, per molto meno, sono stati oggetto di interrogazioni parlamentari, insultati ("toghe rosse",sono stati chiamati, per es.), attaccati, proposti per il trasferimento, sottoposti a procedimento disciplinare; Grasso ha, invece, un'amplissima libertà di parola, perchè la magistratura, quando è attaccata, lo è non tanto per ciò che dice, ma per quello che fa. E' l'inizio di quella che sarà l'antimafia parolaia, l'antimafia di facciata, l'antimafia degli annunci. Per concludere, mi pare utile si ponga mente alll'ultima dichiarazione spontanea resa al processo di Palermo, il 29 novembre 2004, da Dell'Utri:..."Il procuratore Grasso, quando era giovane, giocava a calcio nella mia squadra, la Baigalupo, ed era famoso perchè a fine partita usciva sempre pulito dal campo: anche quando c'etra il fango, lui riusciva sempre a non schizzarsi...".

sabato 9 marzo 2013

Fiaba africana, allegoria italiana

Il grillo e il rospo

Se vuoi essere davvero amico di qualcuno, impara ad accettarne i difetti oltre che le qualità.
Il Grillo e il Rospo sembravano buoni amici. Erano sempre insieme. Però non avevano mai cenato l'uno a casa dell'altro. Un giorno il Rospo disse al Grillo: “Caro amico, domani vieni a cena a casa mia. Io e mia moglie prepareremo un pasto speciale. Lo mangeremo insieme."
Il giorno dopo il Grillo arrivò a casa del Rospo. Prima di sedersi a tavola, il Rospo si lavò le zampe e chiese al Grillo di fare lo stesso. Il Grillo si lavò le zampe ed emise un suono acuto.
"Amico Grillo, non puoi smettere di fare quel rumore? Non riesco a mangiare" disse il Rospo.
Il Grillo cercò di mangiare senza sfregare le zampe, ma gli era impossibile. Ogni volta che emetteva un suono, il Rospo si lamentava e gli chiedeva di star zitto. Il Grillo si arrabbiò talmente tanto, che non riuscì a mangiare. Alla fine disse al Rospo: “Ti invito a cena a casa mia domani".
Il giorno dopo il Rospo arrivò alla casa del Grillo. Appena la cena fu pronta, il Grillo si lavò le zampe e chiese al Rospo di fare lo stesso. Il Rospo lo fece e poi saltò fino al cibo.
Faresti meglio a lavarti di nuovo”, disse il Grillo. “Tutto quel saltare ti ha sporcato le zampe.”.
Il Rospo tornò saltellando al secchio con l'acqua, si lavò di nuovo, saltellò verso il tavolo e stava per prendere un pezzo di cibo da uno dei piatti quando il Grillo lo fermò e gli disse: “Per favore, non mettere le zampe sporche nel cibo. Vai a lavartele di nuovo”.
Il Rospo era furioso. “Tu non vuoi che mangi con te!” urlò. “Sai benissimo che uso le zampe per muovermi. Non posso farci niente se si sporcano un po' tra il secchio e la tavola.”.
Il Grillo rispose: “Sei tu quello che ha cominciato, ieri. Sai che non posso sfregare le mie zampe senza emettere un suono."
Da quel giorno non furono più amici.

http://www.expatclic.com/index.php?option=com_content&view=article&id=2160:fiabe-dalla-nigeria&catid=39:i-nostri-articoli-pratici

lunedì 4 marzo 2013

Italiani, ancora uno sforzo per essere rivoluzionari!

SINISTRA

Sconfitta elettoralmente, la sinistra non vuol comprendere le ragioni della sconfitta, e ne rovescia la responsabilità sul nulla, con evanescenti esercizi retorici e un ossessivo richiamo al fascismo. Di questa sconfitta invece, solo la sinistra è responsabile: 1) perché non è riuscita a comprendere la trasformazione sociale che in Italia si era data; e ha continuato a considerare le corporazioni come tramite di rappresentanza; 2) perché non ha controllato, anzi, neppure immaginato, il nuovo assetto produttivo dei rapporti comunicativi; di conseguenza ha intrattenuto un rapporto di uso con i media, partecipando cinicamente e irresponsabilmente alla loro banalizzazione reazionaria; 3) di conseguenza la sinistra ha perduto ogni capacità di rappresentanza dei settori produttivi (materiali e immateriali) della società. oggi in Italia vi sono due società parassitarie: l'una è la mafia, l'altra è la sinistra, con il suo corredo di sindacati e di cooperative... Ma forse dire questo è troppo: la sinistra infatti non ha neppure la dignità criminale della mafia, essa è solamente un morto che cammina... Come abbiamo visto, davanti alla vittoria reazionaria, la sua eroica risposta consiste nell'urlare al fascismo. In realtà la sinistra è come un pugile suonato, cammina sonnambulo. Con tutta probabilità, l'unica cosa da fare è sgambettare questo zombie.

(Toni Negri, "La "Rivoluzione" italiana e la "devoluzione" della sinistra", Futur Antérieur, estate 1994, ora in L'inverno è finito, Castelvecchi, 1996)





COSTITUZIONE

Deve la nostra generazione costruire una nuova Costituzione? Se pensiamo alle ragioni con le quali i vecchi costituenti motivavano l'urgenza di mettersi al lavoro di rinnovamento, non possiamo che riconoscerne presenti oggi l'intera panoplia. Mai la corruzione della vita politica e amministrativa è giunta a tal punto, mai la crisi di rappresentanza è stata tanto forte, mai la disillusione democratica tanto radicale. Quando si dice "crisi del politico", si dice in realtà che lo Stato democratico non funziona più, che anzi si corrompe irreversibilmente in tutti i suoi princìpi e organi: la divisione dei poteri e i princìpi di garanzia, i singoli poteri unoa uno e le regole di rappresentanza, la dinamica unitaria dei poteri e le funzioni di legalità, di efficacia e di legittimità amministrativa. Se c'è una "fine della Storia" da salutare, essa consiste certamente nella fine della dialettica costituzionale cui il liberalismo e lo Stato della maturità capitalistica ci avevano legato

(Toni Negri, Repubblica costituente, Riffa-Raff, 1993, ora in L'inverno è finito, Castelvecchi, 1996)

sabato 2 marzo 2013

CE N'EST QU'UN DEBUT (pensieri entusiasti del post-tsunami)

basta con l'intellettuale organico e anche con quello inorganico, con il suo sex appeal sudaticcio e appiccicoso: è giunto il momento dell'INTELLETTUALE SENZ'ORGANI