E’ tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell’oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all’intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)

martedì 3 settembre 2013

Padri e figli (il mio racconto preferito di Julio Cortázar)


I cronopios non hanno quasi mai figli, ma quando ne hanno perdono la testa e capitano cose straordinarie. Per esempio, un cronopio ha un figlio e subito è rapito in estasi ed è fermamente convinto che quel figlio suo è la quintessenza della bellezza e che nelle sue vene scorre la chimica al completo, con qua e là isole tutte belle arti poesia e civismo. Allora questo cronopio non può stare al cospetto di suo figlio senza prima una grande riverenza e rivolgergli espressioni di rispettoso ossequio.
Il figlio, come è ovvio, lo odia minuziosamente. Quando ha raggiunto l’età di andare a scuola, il padre lo iscrive alla prima elementare e il piccolo è felice fra altri piccoli cronopios, famas e speranze. Man mano che si avvicina il mezzogiorno, però, la sua allegria diminuisce perché sa che all’uscita ci sarà il padre ad aspettarlo e che vedendolo alzerà le mani e dirà tante cose, come:
Buenas salenas cronopio cronopio, il più buono e forte e sano e capace e rispettoso e studioso fra tutti i figli.
Per cui i famas e le speranze junior si scompisciano dal ridere sul marciapiede e il piccolo cronopio odia dal più profondo del cuore il padre e finirà col fargli sempre un brutto scherzo fra la prima comunione e il servizio militare. Ma i cronopios non se la prendono molto perché anche loro hanno odiato i genitori, e anzi si direbbe che questo odio sia uno dei nomi della libertà o del vasto mondo.

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