E’ tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell’oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all’intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)

sabato 5 aprile 2014

Roman nouveau, FILOSOFI1

Deleuze è un filosofo della Differenza. Il concetto di differenza è al centro del sistema del suo intricatissimo pensiero. Deleuze pensa che la differenza sia “intensiva”, qualitativa anziché quantitativa. La Differenza diventa un concetto metafisico che non ha nulla a che vedere con il concetto logico di differenza (ma com'è possibile?) e si collega alla nietzscheana “volontà di potenza”, consistente nella valutazione di ogni ente secondo la prospettiva della sua intrinseca quantità di energia. Il concetto di Differenza va analizzato insieme a quello di molteplicità. L’identità non è più il concetto privilegiato della metafisica, così come avviene nella tradizione filosofica da Platone fino a Hegel: nella prospettiva di Deleuze ogni ente è paragonabile a una monade leibniziana che anziché rapportarsi all’essere secondo le modalità della rappresentazione “sintetizza” una quota di intensità o energia (da intendersi metaforicamente, senza riferimento alla fisica) e questa energia è una molteplicità di possibilità. L’elemento qualitativo è particolarmente presente nell’opposizione, di provenienza nietzscheana, tra le “forze forti” e le “forze deboli”. Contro la lettura volgare del pensiero gerarchico di Nietzsche, Deleuze fa valere una ben diversa lettura: poiché il prospettivismo nietzscheano annulla il concetto di sostanza pensante, soggetto cartesiano, individuo, anche la realtà umana, come quella naturale, risulta leggibile come campo di forze metafisiche che si affrontano perennemente (visione tragica dell’essere, eraclitea). Una forza è “forte” quando esprime appieno la propria essenza, la propria potenzialità; è “debole” quando non giunge a realizzare appieno la propria natura potenziale.

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