Dopo la morte di mio padre la filosofia non mi interessava più, o peggio mi appariva inutile e stupida. Non riuscivo più a studiare. Supponevo però che fosse in qualche modo ancora la mia strada, non tanto perché io mi sentissi particolarmente intelligente o portato per il lavoro intellettuale (i miei risultati universitari non erano stati mediocri ma nemmeno eccellenti: mancava sempre qualcosa perché i professori vedessero in me una promessa anziché semplicemente un giovane in gamba), quanto perché abbandonarla avrebbe voluto dire inventarsi un’altra vita. Non mi sentivo proprio di inventarmi un'altra vita, dopo la morte di mio padre.
A dire il vero i concetti filosofici continuavano a piacermi, come dovrebbero piacere a tutti quelli che studiano filosofia. Studiandoli e comprendendoli mi pareva di essere forte, quando li capivo, mi pareva di essere potente, di partecipare al concetto splendido che stavo leggendo e comprendendo.
Nessun commento:
Posta un commento