E’ tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell’oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all’intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)

domenica 16 luglio 2017

Fluctuat mergiturus (Roman nouveau, 27)

Che senso ha per noi la vita di una persona che amiamo? È una domanda assurda, e spesso ce la poniamo troppo tardi, quando questa persona non c’è più, o quando non ci ricordiamo quasi di lei, della sua concretezza fisica e vivente, prima banalmente quotidiana. Viviamo il flusso degli eventi e ci barcameniamo tra le cose che compongono la nostra normalità, andiamo a lavorare, usciamo con gli amici, ci innamoriamo, cuciniamo la pappa per il bambino, suoniamo il pianoforte, leggiamo un libro, sosteniamo un esame all'università e poi zacchete, quando meno ce lo aspettiamo succede qualcosa. Qualcosa di terribile che ci fa cambiare prospettiva sul mondo e sulla vita. Qualcosa che ci lascia senza fiato, distrutti, schiacciati, sporchi, esausti, dimentichi di tutto quello che prima era l’orizzonte della nostra speranza.
La morte giunge nelle nostre vite ed è sempre un uragano contro il quale nessun allarme vale. Siamo fuscelli nell’oceano, strappati da un albero di cui non ricordiamo nulla. Fluttuiamo ignari in una vastità terribile.

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