E’ tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell’oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all’intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)

martedì 15 giugno 2010

Naturalizzazione o arte!

Direi che Popper è invecchiatiello, è chiaro che la pratica degli scienziati non corrisponde al suo ideale falsificazionista. Per fare un esempio concreto: nessuno chiede fondi per una ricerca che voglia falsificare qualcosa, ma tutti ne chiedono per progetti di ricerca che "dimostrino" qualcosa... Il che è ovvaimente assurdo ma va tenuto presente.

Con “scientifico” intendo alla Chomsky ciò che si basa su "evidenze sperimentali", e naturalmente so che qualsiasi filosofo può contestare il concetto di "evidenze sperimentali", ma lì penso appunto che lo scienziato cognitivo debba avere il coraggio di posizionarsi a cavallo di filosofia e scienza, surfando sulle onde delle difficoltà concettuali e ideologiche.
Riguardo all'evoluzionismo, per esempio, non è un obbligo per lo scienziato cognitivo, vedi Chomsky, Fodor, Piattelli e altri vegliardi. Io penso che sia la direzione sbagliata, ma riconosco che l'evoluzionismo rischia sempre di diventare un dogma (come già vedeva acutamente Wittgenstein in un Pensiero diverso).

Allora tutto ciò che non è sperimentalmente osservabile non è scientifico? No, perché c'è del metodo anche altrove. Il punto è: SE in un dominio nel quale SI PUO' SPERIMENTARE, non si sperimenta e ci si affida al qualitativo fenomenologico primapersonalistico, allora direi che lì si sta andando fuori dal seminato.
Il che, essendo io anarchico anche filosoficamente, non è un peccato da punire, ma semplicemente una scelta che non va occultata e che può avere risultati bellissimi.

La fenomenologia è ovviamente una disciplina grandissima che ci ha insegnato molto: il punto è che qualsiasi disciplina che escluda a priori la possibilità della sua naturalizzazione è una disciplina antiscientifica.

O naturalizzazione o arte!

4 commenti:

Irada Pallanca ha detto...

Quel "dimostrino" si basa appunto sulla sua falsificabilità, pena l'incoerenza epistemologica che ne inficia anche l'evidente empirismo. Questo è uno dei punti deboli su cui si è basata la critica di Kuhn e P. Feyrabend al metodo Popperiano. Lo stesso Kuhn ci dice che la scienza attraversa ciclicamente alcune fasi che sono indicative di come essa operi. Per Kuhn la scienza è paradigmatica, e la demarcazione tra scienza e pseudoscienza è riconducibile all'esistenza di un paradigma. Ma anche la teoria di Kuhn mostrò i suoi limiti nell'analisi eccessivamente schematica del sistema di produzione scientifica. Imre Lakatos e Paul Feyrabend lo contestarono su due punti: da una parte il fatto che la scienza sia il risultato di un consenso, piuttosto che di criteri oggettivi, fa nascere sospetti di relativismo, dall'altra, la storia delle scienze naturali mostra che per lunghi periodi molti paradigmi hanno coabitato in maniera conflittuale senza che uno di essi si imponesse come "scienza normale". In particolare, quest'aspetto è emerso dalle ricerche di Lakatos, esposte nel suo testo "Critica e crescita della conoscenza"
“Le teorie scientifiche, proprio come le opere d’ arte, sono scelte prospettiche del mondo, che lo interpretano secondo strategie cognitive suggerite dal problema in esame, dal “soggetto” che vogliamo rappresentare. E’ questa la ” scienza come arte“, anti-ideologica descritta dall’ anarchico dell’ epistemologia Paul Feyerabend.
E' evidente che come sostiene Feynman ”What I cannot create, I do not understand” (Ciò che non posso creare, non posso comprendere)”, e che secondo il principio della massima diversità come sostiene il fisico Freeman Dyson: Ogni cosa va nella direzione della massima diversità possibile. Questa è anche la forza della democrazia, poiché come scrisse Popper, pur con le sue inevitabili imperfezioni, è la forma di governo che promuove la diversità e contiene in sé le enormi potenzialità della tolleranza, dello sviluppo e della correzione di rotta...segue

Irada Pallanca ha detto...

...segue
Nei suoi libri Contro il metodo e La scienza in una società libera Feyerabend difese l'idea che non ci sono regole metodologiche che siano sempre applicate dagli scienziati. Egli obiettava a qualsiasi singolo metodo scientifico prescrittivo affermando che esso avrebbe limitato l'attività degli scienziati e, di conseguenza, il progresso scientifico. Nella sua visione la scienza beneficerebbe maggiormente da una tendenza all'anarchismo epistemologico. Pensava anche che l'anarchismo teoretico fosse desiderabile perché era più umanitario di altri sistemi organizzativi, poiché non imponeva regole rigide agli scienziati.
Feyerabend attacca il criterio di coerenza. Egli sottolinea che l'insistere sul requisito che le nuove teorie siano coerenti con le vecchie fornisce un irragionevole vantaggio alle teorie più vecchie. Il punto essenziale è, nel suo pensiero, che la compatibilità con una defunta teoria precedente non rende una nuova teoria più valida né più vera delle teorie rivali sullo stesso argomento. In altre parole, se si deve scegliere tra due teorie che abbiano lo stesso potere esplicativo, scegliere quella che è compatibile con una teoria più anziana, precedentemente falsificata, è una scelta estetica più che razionale. Le teorie già familiari possono inoltre essere le più gradite agli scienziati perché permettono loro di conservare molti amati pregiudizi. Si può quindi affermare che tale teoria avrebbe "un ingiusto vantaggio".Critica al falsificazionismo popperiano, egli argomentò che nessuna teoria interessante è mai coerente con tutti i fatti che la riguardano, e che ciò esclude la possibilità di utilizzare la regola falsificazionista ingenua secondo la quale le teorie scientifiche devono essere rifiutate se non concordano con i fatti noti.
In questo modo il pluralismo scientifico migliora il potere critico della scienza. Così Feyerabend sostiene che la scienza procederebbe meglio per controinduzione, anziché per induzione.
Per altro è lo stesso Popper che, in una data fase, propone un approccio evoluzionistico quale escamotage per salvare il suo falsificazionismo, sebbene l'idea di un falsificazionismo evolutivo appaia quasi come una contraddizione.

edoardo.acotto@gmail.com ha detto...

grazie Irada, su Feyerabend sono rimasto indietro.
Sto però cercando nuovi autori oltre Popper, Feyerabend e Lakatos.

edoardo.acotto@gmail.com ha detto...

per esempio mi piacerebbe leggere questo: http://mechanism.ucsd.edu/~bill/research/philosophyofscience.html