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lunedì 11 ottobre 2010

Giorni di merda

La tensione è alta, dentro e fuori di me.
Casi personali e famigliari si intrecciano alle vicende politiche: il governo attacca l'università, emana un ultimatum di stile intimidatorio fascista, intorno a me molti stentano a capire, dichiarano indifferenza per le sorti di un Pubblico già distrutto dalla classe politica.
Sulle pagine culturali dei quotidiani, invece, fermenta un piccolo dibattito tra scrittori più o meno della mia generazione, o appena più giovani, che scavalcando di netto tutte le posizioni finora elaborate sull'infelice tavolo da gioco della cultura italiana, sembrano volersi autoinvestire di una missione di rinnovamento che - a mio parere - non ha nessuno dei presupposti che sarebbero necessari per tale missione.
Sulle stesse pagine, i filosofi che stimo continuano a occuparsi di problemi schiettamente scientifici, magari affiancando alla freddezza professionale una separata attività politica più militante (dove? nel PD?).
Dovrei studiare LISP, e formalizzare un algoritmo proposto da Lerdahl in Tonal Pitch Space, ma perdo tempo per cercare di sintetizzare tutte le cose da dire in una risposta ai giornalisti del Sole 24 Ore.
E Alfabeta 2 dove lo mettiamo? bisognerà anche tener conto di quello no?
Su Vogue.it non posso certo confidare le mie ansie politiche (giustamente: chi se ne frega?).
Provassi a scrivere su un giornale anarchico?

In questi casi mi torna sempre in mente il vecchio Pound: a bang, not a whimper, with a bang not with a whimper.

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