[pubblicato su Vogue.it]
La giovane filosofa Carola Barbero, assegnista all’università di Torino e membro del Labont diretto da Maurizio Ferraris, ha appena pubblicato Sex & the city e la filosofia per i tipi del Melangolo. Un’occasione per verificare se la filosofia aiuta a pensare anche argomenti apparentemente frivoli.
Nel tuo libro difendi esplicitamente le ragioni dell'apparenza. Mi pare però che non affronti la questione della bellezza fisica, femminile e maschile. C’è una ragione precisa?
Mi interessava molto prendere in esame la questione dell'apparenza perché si tratta di un tema eminentemente filosofico. Perché si condanna tanto l'apparenza? Che cosa ci sarebbe sotto, o dietro, che l'apparenza sarebbe supposta coprire? Non è forse vero che viviamo in un mondo di apparenze, che l'apparenza è tutto quello che abbiamo? Ricordiamo l'insegnamento kantiano: nella nostra esperienza possiamo conoscere le cose solo come queste ci appaiono. Allora prima impariamo ad accettare le apparenze e meglio è. Quanto alla bellezza fisica, che dire? Certo, in Sex & the city sono tutte belle, magre e truccate. Ma questo non dovrebbe stupire: come già osservava Hume, la finzione è sempre più bella della realtà. Piuttosto sarebbe strano il contrario.
Simpatizzi per un neo-femminismo che concili la difesa dei diritti delle donne con il non sentirsi in colpa nell’ acquistare scarpe e vestiti costosi. Nessuna tensione?
Non ho niente contro le femministe storiche: penso fossero figlie del loro tempo e che abbiano combattuto battaglie importantissime. Però penso anche che essere femminista oggi non voglia dire doverle imitare. Carrie & C. riflettono quello che è stato definito "il femminismo di terza generazione" che prende avvio dalle conquiste ottenute dalle lotte precedenti, ma che riesce a essere più rilassato verso molte cose. Si è persa quella forza aggressiva tipica delle femministe di prima generazione e si è tornati a una versione della donna più spontanea, a volte addirittura dolce. Che male c'è? Non si è ancora capito che bisogna smetterla di imporre modelli?
Pensi che una serie televisiva di successo possa concretamente influenzare l'immaginario delle spettatrici/spettatori? Insomma: Sex & the city fa pensare o deve poi arrivare la filosofia per dare un po' di senso alle cose?
Certo, può concretamente influenzare l'immaginario del pubblico: siamo lì in poltrona e ci domandiamo (ovviamente se siamo esseri umani normali e non ci limitiamo a ingozzarci di immagini e dialoghi ma proviamo anche a pensare a quello che vediamo e ascoltiamo) se davvero sia possibile riconoscere il vero amore e perché talvolta possa essere giusto mentire. Tutto questo si può fare anche con la filosofia. Va da sé che con la filosofia ci si diverte di più (almeno io).
Ma con tutta la loro passione per la moda, secondo te alla fine le quattro "ragazze" di Sex & the city rappresentano un esempio di stile?
Perché no? Mi piace come si vestono e adoro il fatto che anche quando sono a casa indossano una tuta di Donna Karan o una vestaglia La perla (altro che le tute deformate e i pinzoni che ornano le donne reali appena varcata la soglia di casa!). Le strade di New York si trasformano in una grande passerella en plein air e quei capi di Vivienne Westwood, Armani, Chanel, Prada e Gucci (per citarne solo alcuni) che alle sfilate ci sembrano belli sì, ma troppo fuori dal mondo, addosso a Carrie & C. sembrano molto più "normali". E comunque sempre meravigliosi.
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