Pierre Klossowski (Parigi 1905-2001), fu scrittore, filosofo, traduttore dell’Eneide, di Hölderlin, Kierkegaard, Nietzsche, Benjamin, Heidegger, Wittgenstein, ma anche pittore e attore cinematografico (tra l’altro in Au hasard Balthasar di Robert Bresson).
Di lontane origini polacche, fratello del pittore Balthus e figlio di pittori, amico di Gide e Rilke, Klossowski è uno dei maggiori intellettuali francesi del Novecento. Partecipa alle avanguardie artistiche degli anni trenta lavorando, tra gli altri, con Bataille (di cui è amico e collaboratore nella rivista Acéphale), Artaud, e Masson. Insieme a Deleuze, Foucault e altri pensatori, è uno dei promotori della reinterpretazione novecentesca di Nietzsche nell’ambito della filosofia francese (Nietzsche e il circolo vizioso, 1969). Ha anche un ruolo importante nell’interpretazione di Sade (Sade prossimo mio, 1947-1967), letto, come Nietzsche, nella prospettiva della «decostruzione» del soggetto susseguente alla «morte di Dio». È degli anni settanta l’incontro con Carmelo Bene, che si avvicina al suo Bafometto, metafisica simbolizzazione del demoniaco idolo dei Templari (il sapere assoluto), senza però mai mettere in scena l’opera.
Le opere di Klossowski sono permeate di un eccentrico immaginario religioso-erotico (studia teologia negli anni dell’occupazione nazista, durante i quali è vicino al Fronte Popolare, poi in contatto con la Resistenza): nella trilogia Le leggi dell'ospitalità (La Revoca dell’Editto di Nantes; Roberta, stasera; Il suggeritore, editi in italiano per SE) e nel Bafometto, i personaggi si ritrovano al centro di sottili perversioni voyeuristiche quando non vittime di sadiche violenze: Eros e Thanatos assumono in Klossowski una valenza teofanica. I suoi romanzi, superficialmente ascrivibili a un certo genere di letteratura «pornografica» di stile surrealista, elaborano (l’osservazione è di Deleuze) la figura della Coppia come dispositivo concettuale nelle cui pieghe prospettiche l’identità dell’individuo risulta dissolversi.
Il fatto che nel fornire la prima traduzione francese del Tractatus di Wittgenstein Klossowski cada in errore nel rendere con tableau («quadro») la parola tedesca bild (nel Tractatus: «immagine logica»), sembra confermare la coappartenenza, nella sua elaborazione, di parola e immagine, secondo il giudizio di Gilles Deleuze: «L’opera di Klossowski è costruita su un sorprendente parallelismo tra il corpo e il linguaggio». Il corpo è incarnazione visibile del linguaggio invisibile che, nella metafisica occidentale, è Dio.
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