E’ tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell’oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all’intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)

sabato 26 marzo 2011

Corpo a corpo con Wittgenstein, 1

Ho deciso di iniziare a trascrivere e commentare i pensieri di Wittgenstein nei quali incappo con maggior stupore o soddisfazione. In effetti Wtitgenstein rimane uno dei pochi filosofi dai quali traggo ancora queste due emozioni: stupore e soddisfazione. (Un altro è Deleuze, un altro ancora Nozick).
Il mio rapporto intenso col filosofo è antico (almeno dal primo anno di università, se non dall'ultimo di liceo) e molto determinante, specialmente in negativo. Forse ne parlerò in futuro.


Il primo pensiero che voglio commentare proviene dal Big Typescript (uno dei suoi innumerevoli - letteralmente - libri incompiuti, dattiloscritti in più versioni e pubblicati postumi con revisioni e varianti)

Il lavoro del filosofo consiste nel riunire ricordi per uno scopo determinato (BT, 89, 2).
A prima vista la frase sembra falsa: il lavoro del filosofo non consiste forse in tutt'altro? Di che ricordi parla Wittgenstein? Di sicuro non di ricordi personali, biografici.
L'idea mi pare questa: al filosofo le esperienze di pensiero accadono prima che egli si metta al lavoro partendo da esse e dando loro forma e consistenza. Mentre fa filosofia (e per Wittgenstein la filosofia è sempre un'attività inscindibilmente legata all'esercizio del pensiero vivente) il filosofo recupera e commenta esperienze mentali necessariamente precedenti al momento del filosofare. Senza queste intuizioni il lavoro filosofico sarebbe impossibile.
Il filosofo si distingue dal non filosofo proprio per il fatto di non disperdere le proprie intuizioni, al contrario rammemorandole riflessivamente e analizzandone l'intero spettro di possibilità.
E tuttavia, qual è lo scopo determinato di cui parla Wittgenstein? Pare che non possa essere altro che "trovare la parola risolutrice", di cui anche si parla nel BT.
O, come dirà nelle Ricerche filosofiche: "mostrare alla mosca la via per uscire dalla bottiglia in cui è intrappolata" (der Fliege den Ausweg aus dem Fliegenglas zeigen).

L'interpretazione è confermata da un altro pensiero che appare poco oltre: L'apprendimento della filosofia è realmente una reminiscenza. Ci ricordiamo di avere usato le parole realmente in questo modo (BT 89, 19).

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