La coscienza lanterna
“Di noia e immaginazione scriveva già Giacomo Leopardi - afferma Edoardo Acotto, professore di filosofia e autore del blog Filosofare stanca, http://edoardoacotto.blogspot.com. – La noia per Leopardi scaturisce dal desiderio infinito, che è proprio dell’animo umano e che è impossibile da soddisfare, proprio per la sua caratteristica di essere infinito. L’unico farmaco possibile per la noia era per lui l’immaginazione”. Ma la noia degli adulti è ben diversa da quella dei bambini e Edoardo Acotto ci esorta però a non proiettare sui piccoli le nostre angosce: “la noia degli adulti è in gran parte culturale e molto ben indagata in letteratura e filosofia: dalla melanconia degli antichi, all'angoscia luterana-kierkegaardiana-heideggeriana, lo spleen baudeleriano, la nausea sartriana. La professoressa di psicologia Alison Gopnik, nel suo libro ‘Il bambino filosofo’ compie una interessante distinzione tra la coscienza “faro” degli adulti e la coscienza “lanterna” dei bambini. La coscienza “faro” è come un fascio di luce puntato sull’oggetto della nostra attenzione, mentre nella coscienza “lanterna” l’attenzione è tutta rivolta al mondo esterno “provocando in noi la sensazione di perdere il nostro senso del Sé e di diventare parte del mondo” (Gopnik, p.145). Il bambino, grazie alla sua coscienza “lanterna”, è intensamente coinvolto nelle cose che fa e perciò prova meno la sensazione di noia. Sembrerebbe dunque che la paura della noia sia in realtà soprattutto una paura dei genitori e, come afferma Grazia Honegger Fresco, il bambino non va mai iperstimolato: “Il bambino non impara a giocare da solo, se l’adulto lo distoglie di continuo da ciò che sta facendo, gli offre nuovi oggetti o commenta senza sosta” (‘Abbiamo un bambino’, p.120). In definitiva – conclude Edoardo Acotto - non dobbiamo temere che il bambino si annoi. Lasciamolo libero di usare la sua mente e il suo corpo, accompagnandolo nelle sue scoperte: non gli inculcheremo il concetto di noia, anzi ne guariremo noi stessi”.
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