Da oggi Agostino usa spontaneamente e appropriatamente il pronome "io". Lo usa ripetutamente, ostentatamente, come per rimarcare l'appropriazione della parola la cui regola d'uso finora gli sfuggiva. Dice "faccio io", "mangio io", "bevo io" ecc. con un'enfasi voluta ma diversa da quella sintatticamente normale: non sottolinea che E' LUI a fare x, bensì che SA come dire che LUI fa x.
Lo scrivo quassù perché non so più dove scrivere cose così.
Un giorno Agostino leggerà il mio blog e ritroverà le tracce del suo ignoto e remoto passato.
Caro Agostino, quando leggerai questi post... chissà come sarà il mondo e chissà dove sarò io, e chissà come sarai tu. Sarebbe bello un giorno poter ragionare insieme di quello che allora sarà il passato e il presente. Ma nulla è scontato, e la possibilità che tutto diventi impossibile è sempre in agguato.
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