E’ tutta, In ogni umano stato, ozio la vita, Se quell’oprar, quel procurar che a degno Obbietto non intende, o che all’intento Giunger mai non potria, ben si conviene Ozioso nomar. (Giacomo Leopardi)

lunedì 29 agosto 2011

Sergio Liberovici, o la musica “per bambini dagli 0 ai 13 anni”

Quando si parla di musica e bambini non si può non rievocare la complessa e straordinaria figura del grande Sergio Liberovici (1930-1991), col quale Giulio Castagnoli ha avuto un lungo e fruttuoso sodalizio. Liberovici, che amava definirsi “irregolare”, era un musicista poliedrico, allo stesso tempo d'avanguardia e attento alla dimensione popolare e politica della musica: la sua attività forse più nota al grande pubblico è legata alla costituzione del Cantacronache, “per promuovere la canzone d’autore, in contrasto col dilagare della musica leggera” (sue sono le due famose canzoni su testo di Italo Calvino, Oltre il ponte e Dove vola l’avvoltoio?).
Liberovici fu direttore del Teatro Ragazzi dello Stabile torinese da lui fondato nel 1975; sostenuto dalla Città di Torino fondò poi nei primi anni ’80 un Laboratorio di Didattica Musicale per l’Infanzia, tuttora in attività. Giulio Castagnoli iniziò la sua collaborazione con Liberovici quando il maestro più anziano scrisse un libretto per il più giovane, che divenne poi Le ore e le lune, operina per le scuole medie. A partire dalla metà degli anni Settanta, insieme ad altri giovani compositori, Castagnoli lavorò con Liberovici a una serie di “operine da camera e da scuola”: alcune erano scritte direttamente dai bambini, altre erano scritte dagli adulti ma eseguite dai bambini, in un lavoro comune che era il frutto di una perfetta sinergia tra infanzia e autorialità.
Per Liberovici i bambini erano il punto di arrivo della sua esperienza musicale: aveva infatti sviluppato una metodologia didattica “per bambini dagli 0 ai 13 anni”. Proprio perché pensava che “la musica è da sempre dentro tutti noi, sin da quando siamo bambini, addirittura in fasce” (Castagnoli). Oggi gli studi neuroscientifici sui bambini danno pienamente ragione a questa intuizione, peraltro comune a musicisti di tutte le epoche. Questa metodologia dava centralità alla scrittura, collegava direttamente l’invenzione alla scrittura (“sai, era un metodo un po’ da compositori, quali eravamo tutti…”, scherza Castagnoli), il che fa una gran differenza rispetto ai metodi didattici per bambini oggi più diffusi (Suzuki, Yamaha), che non ricorrono all’intermediazione della scrittura e quindi della logica: i bambini manipolavano per esempio carte da gioco associate ad elementi musicali, e l’operina si componeva attraverso l’azione segnica dei bambini che poi si trasformava in opera secondo una logica ferrea; il risultato univa la combinatorialità in auge in quegli anni con la creatività ludica tipica dell'età infantile (i materiali scenici, le scenografie e i costumi erano opera di importanti artisti come Ugo Nespolo, Francesco Casorati, Mauro Chessa).
Dell’esperienza liberoviciana Castagnoli è oggi un ideale continuatore insieme alla moglie Erika Patrucco: insieme hanno fondato il gruppo casalese L’Opera dei Ragazzi: “le operine scolastiche che il gruppo esegue oggi (insieme ad alcune canzoni del Cantacronache) sono tratte dai numerosi fascicoli della “Verità da due soldi” pubblicati dal maestro nei primi anni Ottanta per la nostra città”.
Nel corso del prossimo Settembre Musica, l'11 settembre, Giulio Castagnoli sarà al centro di una giornata di rievocazione della figura e dell’opera di Sergio Liberovici, Intorno a / insieme a / con Sergio Liberovici, vent’anni dopo (Musica, dialoghi, racconti e interventi sul compositore, etnomusicologo e didatta torinese) che si terrà al al Teatro Vittoria (ex cinema Vittoria, via Gramsci angolo via Roma) dalle 15.30 alle 19.30 (http://www.mitosettembremusica.it/mitosearch/router?cerca1=liberovici&cerca2=1&x=0&y=0). Verranno eseguite l'operina didattica Il cavallo arcobaleno e Bandiere, relazione da concerto per soprano, coro, due attori, pianoforte, tromba e percussioni. Speriamo con tutto il cuore che il pubblico accorrerà numeroso: non sarebbe forse ora di tornare agli ideali concreti di persone come Sergio Liberovici, per lasciarci alle spalle gli anni bui di X Factor?

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